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Parla il Preside del Merini: “La scuola ricomincia se ha un green cuore”

Parla il Preside del Merini: “La scuola ricomincia se ha un green cuore”

20 Settembre 2021- L'Intervista di Alessandro Banfi per 10alle5 Quotidiana ad Angelo Lucio Rossi, dirigente scolastico in zona 8

La scuola è dentro il suo territorio, riaprirla è fare tornare viva la città. Istruire, diceva Victor Hugo, vuol dire costruire”. È un fiume in piena Angelo Lucio Rossi, Preside dell’Istituto comprensivo Alda Merini di Milano, via Gallarate, zona Musocco, ad indirizzo musicale. Dirigente scolastico vulcanico, ha scritto libri su don Milani, sui patti educativi territoriali, l’ultimo con Antonio Salvati sulle necessità della scuola, We care education - Riflessioni e proposte sulla scuola. Rossi giudica in questa intervista con 10alle5 Quotidiana il difficile ritorno in classe, che sta facendo discutere. Si vuole a tutti i costi evitare il più possibile la Dad, ma poi le classi finiscono in quarantena. Il Preside, intervistato il primo giorno di scuola, ha detto ai giornali: “Io oltre al Green pass, chiedo un Green cuore”.

 

Professore, che cosa voleva dire?

Angelo Lucio Rossi: Che la ripresa di quest’anno è soprattutto una questione di cuore. Dobbiamo esserci, l’ho detto ai miei insegnanti, e venire incontro ai problemi molto evidenti soprattutto fra pre adolescenti e adolescenti, colpiti più di tutti dalle restrizioni della pandemia.

La scuola è ricominciata da dieci giorni…

Rossi: Non vorrei sbagliarmi ma mi sembra che lo spirito con cui abbiamo ripreso sia diverso. Certo osserviamo tutte le misure igieniche per limitare il contagio da Covid. Continuiamo a creare le bolle nella scuola dell’infanzia. Privilegiamo in genere tutte le attività il più possibile all’aperto. L’attenzione non è mai mancata, ovviamente anche nel controllo del Green pass. Noi abbiamo scelto un referente in ogni realtà che abbia la responsabilità vigile su questo aspetto. Ma la partita è del cuore, nel senso di una ritrovata spinta ad impegnarsi e costruire qualcosa.

 

Che cos’è per lei una scuola aperta?

Rossi: Intanto è una scuola che la mattina offre le lezioni ma il pomeriggio resta a disposizione di tutti per una serie di attività. Noi proponiamo lo sport, ma anche gli orti didattici, i laboratori per la lavorazione della creta, l’aiuto allo studio, due stazioni radio… è un momento in cui si sviluppano i gruppi ma anche gli interessi della persona. E questo grazie al rapporto con associazioni, fondazioni, realtà sul territorio ma anche singoli volontari. Ho in mente un ingegnere in pensione che ha fatto un lavoro prezioso da noi come volontario, anche durante tutta l’estate. Veniva con la sua borsa di pelle nel nostyro istituto tutte le mattine… Insieme ad un’altra persona, hanno trasformato due nostri locali in due meravigliose biblioteche.

 

Prof, ma come si possono far entrare dei volontari?

Rossi: Il nostro Istituto ha creato un albo. Un albo di volontari, dove ci si iscrive. A queste persone facciamo un regolare contratto e così noi possiamo garantire la copertura assicurativa. Da noi sono iscritti almeno una ventina di anziani. Non avete idea di quanto un singolo volontario possa coinvolgere attorno a sé.

 

In effetti la sua è una scuola d’eccellenza per quanto riguarda i patti educativi territoriali…

Rossi: Coinvolgere le realtà che ci sono sul territorio, comprese quelle del terzo settore, ci aiuta ad offrire agli studenti non solo occasione di approfondimento nozionistico ma anche di lavoro concreto. I patti mettono in gioco un sacco di persone intorno al singolo istituto, non è lo slogan di un giorno ma un lavoro costante e prolungato nel tempo. Queste persone, prima considerate “esterne” alla scuola, portano tante loro competenze e attività, che poi diventano parte integrante dell’offerta formativa della scuola. Ricordo spesso quando Papa Francesco parlando dell’educazione ha detto che deve coinvolgere cuore, mente e mani. Mani significa la creta, i pennelli, gli strumenti musicali…

 

E in una  metropoli come Milano significa anche valorizzare gli spazi che ci sono in quella determinata zona…

Rossi: Esatto. A cominciare dai giardini, dai circoli, fino alle piccole attività commerciali.

 

Che cosa manca di più oggi alla scuola italiana? In questi giorni sui giornali leggiamo tanti elenchi di necessità urgenti…

Rossi: La questione di fondo per me è avere chiaro il motivo per cui tutti noi lavoriamo ogni giorno: dal dirigente scolastico al personale non docente. Perché ci impegniamo? Che cosa trasmettiamo? Stamattina parlavo con una nostra allieva tredicenne, di origine araba, una ragazza stupenda ma che ha un sacco di difficoltà. Possiamo fare tutti gli elenchi di problemi da convegno che vogliamo, ma in situazioni così si misura una sola cosa: la tua umanità che si deve mettere in gioco. In questo senso dicevo che oltre al Green pass ci vuole un cuore. Il cuore ci dà la voglia giusta di costruire. E poi i tentativi in atto di presenza vera nel tessuto della città e il coinvolgimento del territorio, rispettando l’autonomia degli istituti, andrebbero valorizzati dallo Stato e dal Ministero. Aiutare quello che già c’è e farlo crescere e dargli spazio.

A cura di Alessandro Banfi