Parla Luca Bernardo: “La mia Milano del futuro fatta di ascolto e cura”

Parla Luca Bernardo: “La mia Milano del futuro fatta di ascolto e cura”

08 Luglio 2021- L'Intervista di Alessandro Banfi a Luca Bernardo

Milano è in convalescenza, appena uscita da una terribile malattia. Dunque le prime due parole che il primario di pediatria del Fatebefratelli tira fuori nella chiacchierata con 10alle5 Quotidiana sono: ascolto e cura. Due parole terapeutiche. Luca Bernardo, medico specializzato nei piccoli, è la risorsa della società civile su cui ha puntato la coalizione del Centro Destra nel capoluogo lombardo per battere Beppe Sala, il sindaco uscente. Stamattina qualche giornale rilancia dei sondaggi a lui favorevoli: Milano sarebbe “contendibile” secondo i sondaggisti. Sebbene Bernardo non sia ancora molto conosciuto e la sua candidatura sia arrivata in extremis, quasi sotto gli ombrelloni per molti milanesi. 54 anni, pediatra, ha una moglie, che lavora nella comunicazione e una figlia che studia da notaia. Ha la passione delle moto, l’hobby del pugilato e del muay thai. Tiene molto agli animali domestici, tanto da aprir loro le porte degli studi medici: ha un cane maltese e due gatti.

Qual è l’urgenza dei milanesi in questo dopo pandemia?

Luca Bernardo: I milanesi hanno bisogno di esprimersi e di essere ascoltati. La mia prima impressione è che i cittadini delle nostre periferie, ma anche quelli che vivono nella ZTL, non siano abbastanza sentiti e interpellati. Nessuno vada a chiedere loro quali siano le esigenze diffuse e che cosa pensino. Che problemi abbiano. Milano rischia di perdere il suo cuore, il suo aspetto migliore, mantenendo un’estraneità verso le donne, i giovani, che ad esempio hanno pagato un prezzo alto per il Covid19. Il mio primo obiettivo è quello di ascoltare la gente. Tornare alle domande dei cittadini. Voglio partire dall’ascolto per costruire una proposta di governo alternativa a quella di Sala.

Ci può fare qualche esempio?

Bernardo: Ieri mattina ero in periferia e ho incontrato in viale Sarca una signora che mi ha parlato a lungo dei problemi di quel quartiere. La sensazione di insicurezza nella quale vive, il timore di essere scippata quando va a fare la spesa… Voglio essere attento al tessuto sociale della città, a quello che si chiama il buon vicinato. Una presenza capillare nella città perché il cittadino non sia abbandonato a se stesso. Per ripartire Milano ha bisogno di tornare alla sua origine di città solidale, capace di costruire una rete di relazioni. Anche il suo successo economico e il suo primato in Italia e in Europa parte da lì. Milano è sempre stata innovazione e capacità sociale.

Da come parla, lei sembra molto attento al cosiddetto terzo settore…

Bernardo: Lo sono e non solo perché curando i bambini entro a contatto con le famiglie di ogni estrazione. Da vent’anni ho un impegno diretto nel campo sociale che mi ha fatto agire nelle periferie. Penso che il primo dovere di chi vuole amministrare una città è conoscere i fenomeni, avere le giuste informazioni, entrare nelle contraddizioni…

Ha già pensato ad uno slogan per la sua campagna elettorale?

Bernardo: Mi piacerebbe una cosa del tipo: AVRÒ CURA DI MILANO. Abbiamo bisogno di uscire dall’incertezza che ha caratterizzato la città, choccata dalla pandemia. Al di là delle ricette a tavolino o dei giusti programmi, che metteremo a punto con tutti i partiti della coalizione, ciò che conta è riscoprire il cuore che ha reso grande Milano nei secoli.

La cura ricorda Franco Battiato…

Bernardo: Un grande cantautore e un poeta che aveva capito il ruolo positivo delle relazioni umane per sanare le ferite, uscire dalle difficoltà.

La Milano del futuro significa anche transizione verso un nuovo modello di sostenibilità: trasporti, energia, imprese sul territorio…

Bernardo: L’urbanistica sostenibile del futuro è tutta da progettare e inventare. Mi sono appena messo al lavoro e mi piacerebbe davvero raccogliere il meglio delle idee e delle possibilità in questo campo, non trascurando mai i punti di aggregazione della vita sociale. Sogno le piazze di una nuova Milano. L’altra notte ho fatto un giro in moto nella città deserta: Gratosoglio, Lambrate e poi Rogoredo… ho avuto la visione di una città buia, spenta, impaurita. Le poche persone che ho incontrato erano frettolose non perché fosse tardi ma perché si mostravano timorose. Ecco, dobbiamo riaccendere la città. Tornare a viverla, ad illuminarla.

Grazie alla pandemia si è un po’ riscoperto il valore degli esercizi commerciali di quartiere…

Bernardo: Certo, abbiamo tutti capito meglio che ci vogliono luoghi di prossimità. Per questo voglio incoraggiare le piccole attività commerciali, i negozi di vicinato. Come Sindaco mi piacerebbe difendere e rilanciare anche le edicole, che vanno ripensate come punti capillari di aggregazione anche culturale. La creatività sociale di commercianti e imprenditori va salvaguardata e se possibile aiutata dal potere pubblico comunale.

Lei non è un politico. È un punto di forza o di debolezza?

Bernardo: Venire dalla società civile può essere un vantaggio, se la sfida è riscoprire le vere esigenze dei milanesi. Ci proverò, fino in fondo. Voglio ascoltare Milano. E trovare la cura giusta.

A cura di Alessandro Banfi