Intervista a James Bradburne: Musei aperti più a lungo

Intervista a James Bradburne: Musei aperti più a lungo

Va avanti il dibattito sulla necessità di proprogare gli orari di apertura dei musei milanesi

10alle5 Quotidiano ospita l'opinione di James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera.

James Bradburne è un architetto e museologo di fama internazionale. Moltissimi sono i ruoli di leadership da lui ricoperti, tra cui: direttore del New Metropolis Science and Technology Centre di Amsterdam, direttore del Museum für Angewandte Kunst di Francoforte sul Meno e della Next Generation Foundation in Inghilterra. Anche in Italia, più di recente è stato a capo di importantissime istituzioni museali, come la Fondazione Palazzo Strozzi a Firenze. Dal 2015, invece, ricopre il ruolo di direttore generale della Pinacoteca di Brera a Milano. La sua grande esperienza nella direzione di importanti musei e nella promozione culturale, ci spinge a chiedere il suo parere, in particolare in merito alle iniziative culturali che vengono proposte a Milano. Motivo principale dell'intervista è quella di capire se i  nostri musei riescono a soddisfare le esigenze dei visitatori.

 

Come valuta l'offerta culturale che Milano sta esprimendo in fatto di musei, mostre, teatri, concerti e cinema? 

Milano è una città eccezionale, con un’offerta culturale polivalente, innovativa e stimolante

 

La spesa pro capite delle famiglie per la cultura è sempre molto contenuta, secondo lei oggi il cliente/fruitore dell'offerta culturale cosa cerca? Ed in particolare i musei sono in grado oggi, per la loro conformazione, di rispondere alle esigenze del pubblico?

Per fortuna, a Brera, i bambini non pagano il biglietto di ingresso, mentre, durante i weekend, gli over 65 (nonni e nonne), entrano con un biglietto ridotto pari a 1 €. In questo modo cerchiamo di non gravare eccessivamente sulle tasche delle famiglie.

 

In relazione proprio alla nuova predisposizione che i musei e gli enti culturali dovrebbero avere per soddisfare il pubblico, non crede che dovrebbe giocare un ruolo importante anche l'età anagrafica delle figure apicali degli enti culturali? Non come mero slogan giovanilistico ma perché tendenzialmente un giovane, competente, porta idee nuove.  

Credo che dovremmo smettere di seguire lo stereotipo secondo il quale solo i giovani avrebbero idee nuove, e reputo che sia da evitare anche il continuo utilizzo dell’età anagrafica come unico indicatore. A differenza del colore degli occhi, l’età è una questione di percezione e non sempre corrisponde alla vita vissuta. Se infatti chiediamo ad un bambino di 8 anni di indicare un altro bambino, questo sarà portato ad indicare la sorella minore di 3 anni. Questo per dire che, come io per un ventenne sono vecchissimo, allo stesso modo, per il presidente di “Amici di Brera”, che ha 93 anni, sono giovanissimo. Alla fine conta l’esperienza vissuta e lo spirito di innovazione, a prescindere dall’età.

 

Ultimamente la questione delle periferie è un tema molto dibattuto, ma purtroppo, per quanto se ne parli, sembrano sempre lontano un effettivo cambio, soprattutto in materia di promozione culturale. Pensa che sia possibile coinvolgere maggiormente queste aree della città per mezzo di eventi o iniziative artistico-culturale di alto spessore? E se si, in che modo?

Certo, in modi reciproci. Da una parte dovrebbero essere elaborate iniziative capaci di attirare nei musei anche i cittadini delle periferie, proponendo orari, prezzi e contenuti idonei; dall’altra, dovremmo portare l’esperienza “museale” nelle periferie, con programmi, “pop-up” ed eventi di vario genere.

 

Siamo alla conclusione di un anno molto importante, che ha visto come protagonisti Leonardo da Vinci e le celebrazioni per il 500esimo anniversario della sua morte. A suo parere, le iniziative proposte a Milano hanno saputo rispettare le esigenze e le richieste del pubblico?

Non posso davvero valutare l’impatto di tutte le celebrazioni leonardesche, ma so che abbiamo avuto un grande successo con l’iniziativa del “5 per Leonardo Card”, la quale permetteva la visita dei diversi luoghi leonardeschi a Milano.

 

Rimanendo sempre sul tema leonardesco, grandissimo risalto ha avuto la riapertura della Sala delle Asse. Ad oggi però l'ultimo biglietto disponibile per visitare la sala è alle 16.30. Lei che proprio sulle aperture serali ha lavorato per Brera, non crede che sia un tema che andrebbe risolto anche al Castello come in molte altre istituzioni museali? 

Personalmente credo che sia molto importante tenere aperto più a lungo, in modo da attirare diverse tipologie di pubblico. Riconosco però che ci sono obiettivi diversi, da parte di altre istituzioni, che inducono ad attuare limitazioni maggiori.

 

In questi anni si è impegnato molto per la valorizzazione del patrimonio custodito a Brera, quali sono i progetti per il futuro?

Continueremo il nostro programma di “dialoghi”, ampliando al massimo la nostra accessibilità e la nostra accoglienza, con l’obiettivo di sviluppare anche nuovi legami con la città. Il progetto più importante sarà però quello di portare a termine l’apertura di “Palazzo Citterio” come Brera Modern.