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La Versione del Venerdì. La lezione della Preside di Scampia: è possibile una scuola che riguardi la vita

La lezione della Preside di Scampia: è possibile una scuola che riguardi la vita

10 Dicembre 2021- La Versione del Venerdì di Alessandro Banfi

 

La storia che ho raccontato nell’ultimo episodio del podcast Le Vite degli altri realizzato con Vita.it per Chora Media e grazie al sostegno della Fondazione Cariplo viene a cadere in un venerdì di sciopero degli insegnanti della scuola. È un caso fortuito, ma che mi ha fatto riflettere. I docenti in agitazione oggi hanno chiesto al Governo più finanziamenti e, come diceva il manifesto stamattina, «“contro una “manovra inadeguata” che ha inventato un nuovo modo di “premiare” i docenti e umiliarli: distribuire quattro spiccioli in base alla loro “dedizione”». L’agitazione, cui hanno aderito i segretari di Cgil e Uil, Landini e Bombardieri, si inserisce nella più vasta mobilitazione in vista dello sciopero generale del 16 dicembre. Sciopero che ha anche motivazioni più politiche. Contro la “pax draghiana”.

In realtà questi anni di pandemia hanno ancora più mostrato che la scuola e la sanità sono settori cruciali nella nostra società altrimenti liquida. Oltre alle risorse finanziarie, manca il giusto riconoscimento dello Stato a tanti insegnanti e personale scolastico. Così come accade nella sanità per operatori sanitari e medici. Sono settori che danno l’impressione di reggere in parte sul Terzo settore, sulla spinta del volontariato, sulla responsabilità educativa di singoli e gruppi che vanno a supplire a strutture e sistema spesso fatiscenti. E molto spesso sull’etica personale del soggetto.

Proprio senza la “dedizione” anche personale di tanti dipendenti statali, compresi i dirigenti scolastici, con bassi stipendi e pochissimi riconoscimenti, la scuola italiana non sarebbe quello che oggi è. A volte, a sorpresa, scuola di eccellenza. L’incontro con la preside Rosalba Rotondo, dirigente della Alpi-Levi, elementari e medie nel quartiere Scampia di Napoli, dimostra che potenza può avere un impegno a 360 gradi con studenti e famiglie. Questa scuola conta 1300 studenti di cui 300 di etnia Rom. Un esempio di vera integrazione, premiato anche in Europa. Un piccolo miracolo dove la cultura e l’istruzione contendono ogni giorno il terreno al degrado e alla criminalità.

 

 

Rosalba Rotondo interpreta tutto questo in modo vitale, vulcanico, quasi esplosivo. Così porta la sfida nel cuore dei ragazzi, nelle famiglie, fin nei campi rom di Giugliano.  Nell’istituto ho incontrato gli insegnanti, gli studenti e ho visitato le aule. Non c’è una parete senza un murales o un manifesto, o qualche disegno, insomma il segno di un’attività. Dal laboratorio di fotografia all’atelier di moda, dove si cuciono vestiti. Dalla palestra alla sala con il piano e gli altri strumenti. Tutte cose rese possibili da un rapporto vero con le associazioni territoriali, da “patti educativi” stilati nei fatti e nei comportamenti, ancor prima che nei protocolli.

La burocrazia dell’orario extra curricolare, dell’edificio non illuminato quando non c’è lezione, dei turni orari che, caschi il mondo, ti fanno scappare dall’istituto al suono della campanella, è stata battuta, direi travolta dall’entusiasmo della preside Rotondo. È una scuola dentro la vita, che aiuta alla vita, dove si lotta ogni giorno con i problemi della vita.

Una riforma vera della scuola in Italia, quanto mai necessaria, dovrebbe partire dal basso. Da esperienze così. Uscire dalle fumisterie delle teorie pedagogiche, dalle logiche di protezione corporativa tipiche di tanti dirigenti sindacali, dalla semplice rivendicazione salariale e di contributi a pioggia. Quanti soldi sono stati spesi per gli inutili banchi a rotelle? Certo: gli stipendi vanno aumentati, i nostri insegnanti devono guadagnare almeno quanto i loro colleghi europei, ma questo deve avvenire dentro una nuova visione della scuola come bene pubblico comune. Dentro un vero progetto. Dove anche le famiglie e i genitori (oggi sempre più solidali con i figli in modo pregiudiziale) si sentano responsabili e non clienti di un servizio da cui pretendono solo il parcheggio dei loro rampolli e alla fine il pezzo di carta.

Rosalba Rotondo è il simbolo che in Italia si può fare ancora scuola vera. Ripartiamo da lì.

Ascolta il nono episodio QUI.