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La Versione del Venerdì. Milano, capitale dell’Italia in mezzo al guado

Milano, capitale dell’Italia in mezzo al guado

18 Giugno 2021- La Versione del Venerdì di Alessandro Banfi

 

Ha ragione Oscar di Montigny, che lo spiegava bene nell’intervista concessa qui ieri: siamo in una fase di passaggio, di transizione. Non c’è più il vecchio equilibrio e non se ne è ancora creato uno nuovo. La circostanza non riguarda solo pandemia e dopo pandemia, per cui ci troviamo in mezzo al guado fra l’infuriare del virus e l’immunità di gregge. Ma riguarda anche il lavoro, la ripresa economica, gli investimenti pubblici. La formazione, per fare un altro esempio, è a metà fra il vecchio modello educativo andato in crisi e l’innovazione digitale. Soprattutto è la politica che ha la necessità di un forte cambiamento e non è chiaro dove alla fine approderà. La prima forza nel Parlamento italiano, i 5 Stelle, in questi giorni, si stanno ripensando anche come “statuto”. In parte l’utopia della democrazia via web ha fallito, ma certo tornare ai vecchi schemi è impossibile.

Prendete anche la storia del candidato sindaco a Milano. Il centro sinistra punta sul sindaco uscente, Beppe Sala, il manager dell’Expo che ha governato negli ultimi 5 anni. Il centro destra non ha ancora trovato la soluzione: un’incertezza molto significativa. Gabriele Albertini, che sembrava poter mettere tutti d’accordo, ha spiegato che lui non è riuscito a convincere le persone a lui più vicine, a cominciare da sua moglie. Chi vuole fare il Sindaco oggi? Ci sono solo rischi da prendersi (anche Sala ha avuto la sua bella inchiesta penale da cui è stato prosciolto), bassi stipendi, un lavoro immane. Per stare al rapporto rischi/benefici, oggi tanto in voga, fare l’amministratore di una città importante come Milano è da pazzi.

Eppure, diceva Platone, non c’è niente di più interessante che parlare di politica. “L’impegno politico è una forma di carità”, ci hanno insegnato gli ultimi Papi. Una società che non è più credibile nella selezione della classe politica davvero non funziona. E non è solo questione di scelta dei dirigenti. Oltre alle donne e agli uomini giusti ci vuole una visione strategica.

La Milano del 2021, e poi del 2022, è la città che deve prendere la guida del processo di innovazione e sostenibilità in tutta Italia. È la sua vocazione, il suo destino. La città si è già rimessa in moto, ma in parte è ancora bloccata. Per questo una leadership fortemente innovativa a Palazzo Marino potrebbe essere cruciale. Non so se Sala saprà incarnare questo ruolo. Non so se lo schieramento a lui alternativo troverà un candidato credibile. Vedremo.

La cosa chiara è che la società civile milanese è già andata avanti: nel settore della produzione e del commercio, ma anche nel Terzo Settore. L’occasione dell’elezione per Palazzo Marino non va sprecata. Dobbiamo uscire dal guado. E uscirne migliori.