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La Versione del Venerdì. Perché anche da noi Facebook sta uccidendo

Perché anche da noi Facebook uccide...

30 Luglio 2021- La Versione del Venerdì di Alessandro Banfi

I giornali italiani ne hanno parlato pochissimo. Eppure la dichiarazione del presidente americano Joe Biden, di una decina di giorni fa, ha lasciato il segno. Facebook, “uccide” diffondendo idee sbagliate sul Covid 19. Il ragionamento del Presidente è racchiuso in un video di pochi secondi che ha una logica stringente: la pandemia si diffonde tra coloro che non sono vaccinati. Ai medici nei pronto soccorso e negli ospedali i ricoverati dichiarano di non essersi vaccinati per aver letto teorie convincenti su Facebook contro i vaccini. “Invitati a morire”, avrebbe detto il nostro Mario Draghi che anche lui, una settimana fa presentando il Green pass, ha condannato senza peli sulla lingua la logica di morte di chi predica contro la vaccinazione di massa. Ma le accuse del Presidente Usa sono circostanziate e molto gravi. Tanto che nei giorni successivi la Casa Bianca ha diffuso studi e report impressionanti sulla diffusione delle fake news a proposito del Covid. Ieri Milena Gabanelli sul Corriere della Sera ha citato l’impressionante inchiesta di NewsGuard. Pochissimi nel mondo diffondo una valanga di fake news sul tema, che raggiunge milioni di persone. Facebook ha cercato di difendersi e ha mostrato di avere un grande potere di pressione lobbistico sulla stampa italiana e internazionale. Ma è una questione gigantesca. Perché riguarda la stessa convivenza democratica.

Esiste il diritto di espressione. Non esiste il diritto alla menzogna o alla disinformazione. Nel vecchio sistema dei mass media, regolato da tre secoli di democrazia applicata (l’espressione “quarto potere” fu inventata dal genio della politica conservatrice Edmund Burke alla fine del Settecento), si erano trovati almeno degli antidoti alla propaganda fatta di bugie. Nel mondo dei social la calunnia non è un venticello, è un tifone quotidiano che investe e martella le coscienze. Fino a portare a scelte sbagliate, compiute magari in buona fede.

È giunta l’ora che anche in Italia si ponga con fermezza il problema. Abbiamo un mondo politico troppo compiaciuto dell’uso di Facebook, tanto da farne un continuo uso personale. Ci sono professori universitari, preti, addirittura medici, o che si presentano come tali (quasi mai lo sono), che si permettono di scrivere menzogne sul tema del virus. E sulle presunte “verità alternative” ad esso. Non è possibile che dei sacerdoti non rispondano ai loro Vescovi. Non è possibile che i vertici delle università ignorino le falsità scritte in rete dai loro professori universitari in cattedra. Non è giusto che chi si presenta come uomo delle istituzioni non sia trasparente in quello che fa o dice.

Come dice il presidente Biden, la prateria di Facebook è diventata il terreno non della libertà ma della licenza di uccidere. È la classica prateria dei pistoleros, spesso anonimi, delle parole. Parole però che hanno purtroppo terribili conseguenze. Prendete la vicenda del paragone, profondamente antisemita, non vaccinati uguale stella gialla. Se qualcuno avanza questo paragone sui giornali, un ebreo può querelarlo e portarlo in giudizio. Sui social è diventato “virale”. E i pecoroni No Vax lo rilanciano continuamente. Non si vergognano di quello che ha detto al proposito Liliana Segre? No.

Ci vuole responsabilità nel discorso pubblico. E ci vogliono regole contro i nuovi predicatori di morte. I cattivi maestri sono tornati, come ai tempi del terrorismo. Ma nessuno tematizza che andrebbero contestati nel loro pontificare dalla cattedra dei social.