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La Versione del Venerdì. Il caso dello Sheriff, team multinazionale che viene dalla Transnistria

La Versione del Venerdì. Il caso dello Sheriff, team multinazionale che viene dalla Transnistria

24 Settembre 2021- La Versione del Venerdì di Alessandro Banfi

Grazie al calcio, tutti guardano alla autoproclamata Repubblica con la falce e martello

 

Il grande maestro Giovanni Arpino, giornalista e scrittore, amava il calcio perché ci vedeva sempre storie avvincenti di persone ma vi intercettava anche le grandi vicende del mondo, le tendenze del pianeta, persino quelle sociali e politiche. Se Arpino fosse ancora tra noi avrebbe sicuramente scritto della strana squadra dello Sheriff. Già perché nei primi due turni del Girone della Champions League, il più importante torneo calcistico europeo per squadre di club, questa compagine moldava ha battuto nella prima partita una concorrente blasonata, lo Shaktar, e al secondo turno ha addirittura espugnato lo stadio Bernabeu battendo i campionissimi del Real Madrid. Casualità? Fortuna? Certamente anche… ma il fenomeno è da studiare.

Nella squadra dello Sheriff ci sono calciatori che provengono da tante diverse nazioni, ecco un elenco: Trinidad e Tobago, Brasile, Colombia, Ghana, Macedonia, Mali, Perù e Uzbekistan. Ancor più curiosa l’origine della squadra, la cittadina di Tiraspol, “capitale” della Transnistria, Stato indipendente de facto non riconosciuto dai Paesi membri dell'ONU, essendo considerato parte della Repubblica di Moldavia. Una storia davvero singolare questa Repubblica autonominatasi indipendente 31 anni fa. Dopo la proclamazione, ci fu una guerra che è terminata con un cessate il fuoco, garantito da una commissione congiunta tripartita tra Russia, Moldavia e Transnistria. Nel simbolo della Repubblica c’è ancora la vecchia falce e martello e la stella sovietica. Di fatto i russi ne permettono l’esistenza e la prosperità.

Sul palazzo del Parlamento la bandiera russa sventola accanto a quella della Transnistria. Limes, la rivista di geopolitica italiana, aveva raccontato con efficacia la Repubblica già qualche anno fa: “Nella striscia di terra moldava controllata dalla mafia russa e da ex agenti del KGB si intrecciano organizzazioni criminali e professionisti del terrore, soprattutto arabi e ceceni”, aveva scritto Paolo Sartori. La Transnistria è “diventata il rifugio di contrabbandieri e trafficanti di ogni specie, oltre che una vera e propria minaccia per la sicurezza degli altri Stati europei, una ‘terra di nessuno’ che ospita un numero indefinito di depositi militari ove sono stoccate enormi quantità di materiale bellico, chimico e strategico”.

La squadra di calcio dello Sheriff è posseduta da una holding fondata nel 1993 da due ex agenti del KGB. Vanta una certa solidità finanziaria, tanto da essere criticata dai moldavi per la sua posizione dominante nel campionato nazionale. La cosa paradossale è che lo Sheriff finisce per rappresentare in Champions una Nazione, la Moldavia, da cui la Transnistria vorrebbe invece definitivamente staccarsi per aderire alla Federazione Russa. Che cosa ne pensano i dirigenti dell’Uefa come l’avvocato sloveno Čeferin? Il Presidente che non volle, a suo tempo, la Superlega dei grandi team europei? Quanto pesa lo sponsor ufficiale Gazprom, il colosso energetico di Mosca, nelle logiche “politiche” della Champions League?

Il mondo post-globalizzato e neo isolazionista di oggi rischia di non vivere la Transnistria come un’eccezione, ma quasi come un paradigma del caos sovranista, e insieme indipendentista. Un’indipendenza che si afferma in questo caso per interesse affaristico e non per orgoglio etnico, e lo fa nel cuore dell’Europa.