L’opinione del mese – intervista a Massimiliano Finazzer Flory

L’opinione del mese - intervista a Massimiliano Finazzer Flory

 

Continua il ciclo di interviste di 10alle5 Quotidiano alle grandi firme della cultura. Questo mese abbiamo intervistato Massimiliano Finazzer Flory, attore, drammaturgo, regista teatrale italiano e assessore alla Cultura del Comune di Milano.

Lei è stato assessore alla Cultura della Giunta Moratti. Come era la Milano del 2009 e come è la Milano di oggi ?

Sarebbe facile dire che il pre EXPO e il post EXPO hanno segnato la differenza. Differenza di mentalità. Ma credo ad essere onesti che la città sia cambiata da quando i cantieri, le gru, la trasformazione urbana è tornata ad essere politicamente corretta. Da questo punto di vista Albertini-Moratti hanno offerto continuità a questa visione “futurista” della città.

Uno dei primi atti della giunta Moratti fu un corposo spoil system per organizzare la macchina amministrativa in modo tale che lavorasse, cosi si sperava, in piena sintonia con la Giunta. Oggi come vede il rapporto tra burocrazia e governo della città ?

Francamente non mi sono accorto e né così convinto che lo spoil system tra l’altro all’italiana sia davvero stato efficacie. Quello che invece manca ancora è la percezione culturale della burocrazia di se stessa. Da un lato è avvilita e dall’altro è arrogante. In mezzo vi sono degli eroi dell’amministrazione. Nel mio caso avevo una burocrazia soprattutto quando “anziana” straordinaria e sensibile. Ciò detto da liberale per me il miglio governo è quello che governa meno dove lo Stato è guardiano notturno.

I cittadini hanno riscoperto la città, hanno iniziato a viverla soprattutto sotto l'aspetto culturale. Cosa crede che bisognerebbe fare per alimentare questo sentimenti?

Prima di tutto amore. E poi conoscenza. Quindi lavorare sull’orgoglio e sulla consapevolezza di cosa significa non essere milanesi ma diventare milanesi. Ad esempio abbiamo la responsabilità di migliorare ogni giorno la città. Da qui la dimensione civica che dovrebbe essere interpretata e rappresentata virtuosamente. Non abbiamo bisogno solo di cittadini che siano qui perché guadagnano o hanno trovato un lavoro ma anche di abitanti che amino e scelgano di stare qui per la storia di Milano.

Ovunque si vada in Italia e nel mondo, si parla di Milano come di un esempio, di un modello, di una città in continua crescita ed evoluzione. E' davvero cosi? E cosa serve a Milano per mantenere questo trend?

Da un lato c’è una sopravvalutazione e dall’altro una sottovalutazione di Milano e questo attiene alla scelta dello sguardo. Dal punto di vista della politica estera dobbiamo confrontarci con le migliori città del mondo e misurare la nostra distanza. Dall’altro se assumiamo il punto di vista della politica interna è chiaro Milano non ha confronti in Italia. Ma in entrambi i casi è necessaria una spinta di crescita, la conquista di titoli, la competizione, un campionato mondiale ed esservi iscritti e giocare davvero insieme come una squadra unita. La forza di Milano non è la politica ma è il riconoscimento che decisioni pubbliche e politiche dipendono da un’economia di mercato e dai suoi valori liberali.

A breve uscirà il suo film su Leonardo da Vinci, in occasione del 500 anniversario dalla morte del Genio. Vuole raccontarcelo in poche parole?

Prima di tutto è un film vero. Con la lingua di Leonardo e domande del giorno d’oggi. Portare al cinema il suo volto, i suoi pensieri, le sue parole e girare un film avendo come set la Biblioteca Ambrosiana, la Sacrestia del Bramante, i mulini di Vinci, l’Adda, il Castello di Amboise, la sua ultima dimora nella Loira e offrire una storia dei nostri tempi con co-protagonisti i media, credo spieghi perché è un film vero.

I turisti a Milano restano ancora molto poco (1 notte) e dedicano gran parte del loro tempo - e del loro budget - per visitare il Cenacolo. L'offerta culturale di Milano è ancora poco fruita dai turisti stranieri rispetto ad altre città italiane ed europee. Non crede che l'aver promosso nel mondo principalmente il legame Milano-Leonardo possa aver avuto anche effetti controproducenti?

Direi di no. Se si conosce davvero Leonardo e il suo modello. Il genio del Rinascimento indica per Milano altre vie che non sono solo quelle della pittura ma del design, della scienza, dell’architettura, dell’ingegneria, della ricerca tecnologica e infine non da trascurare le vie dell’acqua ovvero della natura, della sostenibilità dell’ambiente e dunque di una visione di Milano che dovrebbe coincidere con quella della Lombardia. Come dire: una seconda notte ai turisti andrebbe prenotata in Val Chiavenna a vedere lo spettacolo (leonardesco) delle cascate di Acquafraggia…

Come valuta la giunta Sala?

Credo che in quest’epoca per Sala avvenga quanto avvenne per la Moratti ovvero il disfacimento del rapporto con la politica nazionale e l’assenza di partiti territoriali. Questa situazione spinge inevitabilmente ad accentrare competenze, deleghe, poteri sulla figura del Sindaco. Come cittadino a volte lo vorrei più severo nei confronti della maleducazione in specie giovanile. Apprezzo il suo sforzo di essere laico di fronte alle pressioni diciamo così religiose di alcune chiese economiche ma a volte lo sforzo supera le sue stesse forze e la città perde intensità internazionale. Ma su inquinamento e traffico si deve fare di più tutti.

Prossimi progetti?

Verdi, l’italiano. La biografia del compositore è già un mio spettacolo che recentemente ha coinvolto con l’Accademia della Scala i Conservatori. Perché Milano è anche la città della musica. Riconoscere e rappresentare la grandezza di Verdi significa scoprire ciò che a New York, a Tokyo e in Cina già sanno da tempo. Anche su Verdi mi piacerebbe trarre un grande film la cui trama mettesse in luce la storia delle figure femminili nella lirica, della sofferenza e dei sogni che si vivono dietro le quinte dell’opera.