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Parla Sgarbi a 10alle5: “L’operazione scoiattolo è finita, ma sia Berlusconi ad indicare il candidato per il Colle”

Parla Sgarbi a 10alle5: “L’operazione scoiattolo è finita, ma sia Berlusconi ad indicare il candidato per il Colle”

20 Gennaio 2022 - L'Intervista di Alessandro Banfi per 10alle5 Quotidiana a Vittorio Sgarbi

 

Il voto per il Quirinale. Intervista a Vittorio Sgarbi, che con il gruppo di Rinascimento, aderisce al centro destra

 

“La situazione è ferma”. Vittorio Sgarbi lo dice oggi a 10alle5 con la consueta franchezza e una punta di malinconia. Sgarbi nei giorni scorsi ha cercato di dare una mano a quella che Emanuele Lauria su Repubblica ha chiamato “l’operazione scoiattolo”: il tentativo di Silvio Berlusconi di andare a contattare e convincere tanti “peones” del Parlamento, che però dal 24 gennaio saranno fra i Grandi elettori del futuro Presidente della Repubblica. Un sogno quello di Berlusconi al Quirinale che si può realizzare andando oltre i voti su cui possono contare i partiti di centro destra, sulla carta 451. Mentre dalla quarta votazione ne servono 505. Ed è qui che arriva il ciclone Sgarbi col metodo delle telefonate “ad personam”. “In questi giorni che sono rientrato a Roma”, racconta ancora Sgarbi, “i più mi chiedono: perché non mi hai chiamato? Dovete pensare che pochi deputati e senatori di oggi conoscono di persona Silvio Berlusconi… ovvio però che senza la sua voce e senza la sua persona, non si convincono. Io finora penso di aver attratto una quindicina di persone, che potrebbero votarlo. Mi rendo conto che ancora non bastano”. Il Cav per ora è rimasto ad Arcore e sembra non intenzionato a scendere a Roma, dove a Villa Grande, sull’Appia, si sarebbe dovuto tenere un altro vertice. Il pressing telefonico si è interrotto ed anzi Sgarbi non nasconde una polemica con le persone che circondano Berlusconi a Villa San Martino. Stamattina il Quotidiano Nazionale ha pubblicato una sua lettera aperta a Licia Ronzulli, che sembra quasi una contro lettera rispetto a quella spedita da Denis Verdini. “ Non so quanti ne abbia convinti la Ronzulli”, ha scritto, “ma io ho raccolto, con Berlusconi in diretta, il consenso di 15 parlamentari. Il mio auspicio è che altri parlamentari si possano confrontare con lui, e dunque fargli ottenere i voti necessari. Nessuna rinuncia, fino all’ultimo ragionevole tentativo. E nessun dubbio che sia lui a dover valutare i risultati e a comunicarlo ai suoi alleati di cui, come sa la Ronzulli, io sono parte”.

Sgarbi, lei ricorda nella lettera il suo piccolo raggruppamento del Rinascimento e allora le chiedo: come finirà questa corsa al Colle?

Vittorio Sgarbi: Secondo me i commentatori non hanno in mente qual è la situazione dell’attuale Parlamento. Bisogna immaginare che i 5 Stelle erano il gruppo di maggioranza relativa e che ci sono almeno un centinaio di grandi elettori che non obbediscono più a quel partito, sono in libera uscita, temono le elezioni anticipate e magari non hanno mai conosciuto di persona Silvio Berlusconi. Diciamo che si sentono abbandonati, un po’ sfortunati, sicuramente trascurati. La psicologia fa parte della politica, io conosco molti di loro, e quindi li chiamavo e gli passavo il Cav. Non c’era una strategia, è una cosa nata così, quando sono andato a trovarlo a casa sua. Se ci avessero concesso una settimana piena, beh forse avremmo potuto farcela. Ora la questione è diventata come e quando cadrà la candidatura del fondatore di Forza Italia.

Dunque lei la ritiene un’operazione conclusa?

Sgarbi: Mi sembra che si sia interrotto il tentativo. Che stia prevalendo l’idea di abbandonare la ricerca degli indecisi, la caccia ai voti.

Per questo lei ha polemizzato con la Ronzulli?

Sgarbi: Ho semplicemente voluto rispondere a chi mi accusava di voler fare il portavoce di Berlusconi senza averne i titoli. Non è la mia ambizione. Mi sono limitato a sottolineare che se il Cav dovesse fare un passo indietro, tocca comunque a lui esprimere la candidatura giusta su cui si può convergere.

C’è chi dice che lei ha scritto una contro lettera rispetto a quella di Denis Verdini, perché Verdini nella missiva suggerisce di lasciare lo scettro del comando a Matteo Salvini, una volta che il Cav avesse fallito… 

Sgarbi: Credo di aver fatto un ragionamento logico, politico ma soprattutto umano nei confronti di Silvio Berlusconi.  Se non vince lui, allora è meglio che sia lui stesso ad indicare qualcun altro, a cominciare da Mario Draghi che forse a quel punto sarebbe la soluzione più facile per il Quirinale. Mi ricordo fra l’altro che quando Denis Verdini approdò in Parlamento chiese a me la prima volta di presentargli Silvio Berlusconi, che non aveva mai incontrato… Pensi quante ne ho viste…

A cura di Alessandro Banfi