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Ugo Magri parla a 10alle5: “Ecco come interpretare il discorso che farà Mattarella”

Ugo Magri parla a 10alle5: “Ecco come interpretare il discorso che farà Mattarella”

30 Dicembre 2021- L'Intervista di Alessandro Banfi per 10alle5 Quotidiana ad Ugo Magri

 

 

Intervista ad un esperto quirinalista alla vigilia del discorso di San Silvestro a reti unificate

Siamo arrivati alla vigilia del gran giorno. Domani il Capo dello Stato rivolgerà un discorso di San Silvestro quanto mai importante. Non solo perché è l’ultimo di Sergio Mattarella, che chiude un settennato importante e tribolato. Ma perché avviene alla vigilia della sua successione al Colle: il 4 gennaio il Presidente della Camera Roberto Fico convocherà infatti a Montecitorio i grandi elettori, deputati, senatori e delegati regionali, per la scelta del nuovo Presidente della Repubblica. Scelta difficile e ancora segnata da una grande incertezza. Con due candidati, per ora, esplicitamente in corsa: l’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Lui, Sergio Mattarella, gode sicuramente del consenso della gente comune: lo si è percepito in molte occasioni, dall’ovazione del pubblico alla Scala di Milano fino alle recenti richieste di “bis” ad un concerto del Maggio fiorentino. Resisterà alla pressante richiesta del popolo? 10 alle 5 Quotidiana ha chiesto a Ugo Magri, giornalista di grande esperienza, quirinalista della Stampa e firma dell’Huffington Post, di analizzare le attese che precedono il discorso di Mattarella.

 

Perché è importante il discorso dell’ultimo anno del Presidente a reti, radio e tv, unificate?

Ugo Magri: È un momento importante perché è quello in cui il Presidente si rivolge al Paese. Non è previsto dalla Costituzione, ma è diventato un’usanza rispettata, direi volentieri, da tutti i Capi di Stato fin dai tempi di Luigi Einaudi (il primo fu la sera del 31 dicembre del 1949). All’inizio si trattava di un messaggio radiofonico, ma fu lo stesso Einaudi a inaugurare il messaggio tv la sera di San Silvestro del 1954. Ecco, anche in previsione di domani sera, dobbiamo ricordarci che non è un discorso politico rivolto ai politici. Ma è destinato ai cittadini comuni. Chi si aspetta un intervento di carattere politico da parte di Mattarella nella discussione sul suo successore resterà deluso. Certamente possiamo immaginare invece che farà più di un richiamo allo spirito costruttivo, ai principi di unità nazionale e di voglia di ripresa del Paese, che hanno animato i suoi gesti, questi sì, politici. Primo fra tutti la chiamata in servizio di Mario Draghi.

 

Non eviterà certo il tema della pandemia, già al centro di tante sue riflessioni.

Magri: Mattarella non è mai stato ipocrita. Ha vissuto con tutti gli italiani le dolorose tappe della lotta al Covid, che è un tema di preoccupazione nella vita quotidiana della gente. Sicuramente ne parlerà e con franchezza. Così mi aspetto che parli di tanti altri argomenti: come la grande questione climatica globale, il ruolo dell’Europa, l’emergenza migranti, il lavoro che, nonostante la ripresa economica, non ha recuperato il terreno perduto. Scommetto però che non abbandonerà la prospettiva con cui in questi anni ha guardato al Paese e cioè una chiave di positività. Di valorizzazione dell’Italia e degli italiani.

 

Un esempio è stato come ha ripensato le onorificenze al merito della Repubblica durante il suo mandato.

Magri: L’istituto delle onorificenze è antico, risale a prima della Repubblica. Non tutti i Presidenti lo hanno amato. Mattarella ha avuto il merito di interpretarlo in una chiave inedita e modernissima: premiando le virtù civili e sociali. E i giovani. Come a mettere il suo timbro, la sua sottolineatura su un’Italia che tutti amiamo: quella della dedizione agli altri, della generosità, dell’impegno magari anche minimo ma disinteressato. Come se avesse indicato a tutti noi, ma anche ai politici, l’esempio di italiani che sarebbero rimasti altrimenti anonimi.

 

Secondo lei toccherà il tema del secondo mandato, risponderà al bis della platea della Scala di Milano?

Magri: Si congederà. Lo ha già fatto in questi giorni con esponenti stranieri, con papa Francesco, col corpo dei nostri diplomatici alla Farnesina. Il suo sarà un discorso di congedo. Esplicitamente di addio. Oggi neanche i suoi collaboratori più stretti si immaginano la possibilità di un secondo mandato. E d’altra parte non c’è neanche da augurarselo, perché per fare tornare Sergio Mattarella sui suoi passi, temo che dovrebbe accadere qualcosa di veramente traumatico.

 

Offrirà un identikit del successore?

Magri: Il perfetto identikit del suo successore è lui stesso. Torno a ribadire il concetto di prima: il Presidente ha sempre parlato attraverso esempi. In questo senso ha fissato dei comportamenti limpidi, dei valori stabili, delle norme di comportamento che chi prenderà il suo posto dovrà rispettare. Primo fra tutti: mettersi sempre in sintonia con i sentimenti della gente. Ed è stato molto lucido e deciso quando è intervenuto nel gioco politico.

 

Questo significa che è andato oltre i suoi poteri?

Magri: No, è rimasto nell’alveo costituzionale. Ma sicuramente è arrivato al limite massimo consentito dalla nostra Carta. Quando ha visto il sistema politico bloccato, ha preso delle iniziative risolutive. I partiti si erano imballati e l’emergenza cresceva nel Paese. Era indispensabile agire, così è nata la chiamata di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Chiamata che comunque, nonostante gli umori attuali dei leader, è avvenuta nel rispetto dei partiti e a tutela del sistema politico italiano.

A cura di Alessandro Banfi