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Parla Piepoli a 10alle5: “Macchè astensionismo, la gente chiede soluzioni”

Parla Piepoli a 10alle5: “Macchè astensionismo, la gente chiede soluzioni”

21 Ottobre 2021- L'Intervista di Alessandro Banfi per 10alle5 Quotidiana a Nicola Piepoli

 

Analisi controcorrente del voto amministrativo col veterano dei sondaggisti

 

Passato il primo e anche il secondo turno, è giusto riflettere sul voto amministrativo nelle grandi città. Nicola Piepoli è un veterano dei sondaggi in Italia. È stato forse uno dei primi studiosi di statistica in Italia ad intuire il valore della ricerca scientifica sui comportamenti elettorali. Così 10alle5 Quotidiana ha raggiunto il  presidente dell’Istituto Piepoli per ragionare, a mente fredda e a polemiche politiche sopite, sugli orientamenti degli italiani. I dati che emergono infatti non riguardano solo le opinioni politiche degli abitanti dei 65 Comuni che hanno scelto i loro amministratori per i prossimi anni. Ma portano con sé un clima generale dell’Italia del post Covid. In cinque grandi città il centro sinistra ha prevalso, ma poi i comportamenti dei cittadini, in ogni singola situazione, sono stati diversi. C’è stato ad esempio a Roma il fenomeno Calenda, un esperto che è stato percepito super partes tanto da risultare leader del primo partito nella Capitale col 19 per cento. Così come a Milano di fatto non c’è stata mai competizione fra Sala e Bernardo, tanto che i milanesi hanno rapidamente chiuso la pratica, con il solo primo turno. Per Piepoli in realtà sono due aspetti di una stessa esigenza molto popolare: guardare alle cose concrete della propria città, prima che agli schieramenti pregiudiziali.

 

Professor Piepoli, ma come? I commentatori hanno tirato in ballo il Fascismo, il Green pass, gli scandali… e lei minimizza?

Nicola Piepoli: Non si scandalizzi se le dico che i nostri numeri riflettono spesso come ragiona davvero l’italiano medio. Nel caso delle amministrative è interessato soprattutto ai problemi della sua città. Ai servizi, ai trasporti, alla pulizia delle strade. Vivo fra Milano e Roma e le posso assicurare che una scala mobile a Termini bloccata e il treno del metrò che arriva subito a Cadorna costituiscono il vero orizzonte in cui poi i cittadini esprimono il loro consenso. E le aggiungo anche che fanno bene a ragionare così, sono molto più saggi di quanto a volte si ritenga. Sala ha raccolto i frutti di una buona amministrazione. Calenda, che nei media e fra i politici appare forse un po’ troppo litigioso, ha dato l’impressione ai romani di conoscere la città e i tanti problemi che l’assillano, creando fiducia verso le sue capacità di “problem solver”.

Il primo partito è stato comunque quello dell’astensione.

Piepoli: È vero, ma attenzione ad interpretare questo dato, soprattutto il record negativo del secondo turno. Restiamo a quanto dicevo prima di Calenda, ad esempio. I romani che al primo turno avevano votato lui, oppure la Raggi, al cinquanta per cento non sono andati più a votare al ballottaggio. Solo uno su due ha votato e di questi l’80 per cento per Gualtieri. E la cosa è comprensibile. Ma questo non vuol dire che l’astensione sia una forma di protesta. È una forma di indifferenza. Non c’è più motivo per cui si debba andare al seggio. Indifferenza non vuol dire avversione, arrabbiatura, protesta. Troppo facile dire che astenersi è anti politica. L’anti politica ha tanti modi di manifestarsi e lo fa. Ma non è solo l’astensione.

 

Scusi, Piepoli, allora diciamo che la politica non ha saputo offrire una proposta convincente agli elettori…

Piepoli: Sì, qualcosa manca oggi nell’offerta politica. Ma manca vorrei dire la competenza. Gli elettori vogliono la strada pulita, meno buche e meno immondizia, le periferie illuminate, ben servite e sicure. Quando chiedo ai cittadini nei miei sondaggi che cosa vogliono, mi dicono questo, almeno per quanto riguarda il sindaco e la loro città. Prima della destra e della sinistra, e anche del centro, conta questo sentimento.

 

Non vorrei passare per governativo, ma non è anche quello che la gente si aspetta da Mario Draghi?

Piepoli: Esattamente. Le buche di Roma sono paragonabili all’emergenza nazionale sul Covid. Draghi è stato chiamato per risolvere il problema e ce la sta facendo. Gli elettori romani avrebbero voluto un Draghi delle buche, e sono convinto che Gualtieri sente benissimo questa domanda dal basso. Mi auguro con tutto il cuore che sappia rispondervi.

 

I sondaggi nazionali però sembravano indicare che gli elettori italiani potessero premiare il centro destra, cui il governo partecipa, e invece è stato un mezzo tracollo…

Piepoli: È vero ma noi sondaggisti sapevamo benissimo che in realtà il loro elettorato era esasperato dal continuo battibecco fra Salvini e Meloni. Ogni giorno i vari distinguo hanno dato la sensazione di una gara fra i due che ha finito per danneggiare entrambi. I confliggenti perdono entrambi. La guerra la vince chi non la fa. Come Draghi, appunto.

 

In più c’è un’evidente mancanza di centro nel centro destra, quello di Salvini e Meloni è un destra centro…

Piepoli: Verissimo. Per dare un’immagine dico sempre che per me il centro perfetto oggi è rappresentato dalla ministra Mara Carfagna. È lei ad avere una posizione moderata corretta, almeno in termini di comunicazione. Fra l’altro ha dato prova di indipendenza anche dallo stesso centro destra. Moderata e super partes che, se riflettete, è tutto ciò che piace oggi agli elettori. Altro che proteste e populismi.

A cura di Alessandro Banfi