paolo del debbio

Intervista a Del Debbio: “Milano riparte alla grande ma ci vogliono più idee”

Intervista a Del Debbio: “Milano riparte alla grande ma ci vogliono più idee”

29 Aprile 2021- L'Intervista di Alessandro Banfi a Paolo Del Debbio

 

Paolo Del Debbio sta raccontando un’Italia svuotata, senza rumori, senza colori. Paralizzata dal virus e sfiduciata. Stasera il suo Diritto e rovescio, in prima serata su Rete 4, parte da un reportage realizzato a Gardaland. L’anteprima, visibile su Instagram, dà l’idea di una crisi senza precedenti. Del Debbio si aggira nel parco giochi vicino a Desenzano, completamente chiuso da un anno. Sembra un film surrealista ma è la realtà dei fatti. Nell’ultimo periodo anche Milano, la sua Milano (Del Debbio, toscano d’origine, è un meneghino d’adozione, legatissimo al capoluogo lombardo) l’ha raccontata così. Strepitosa e sempre visibile nell’account sui social “dicedeldebbio” la narrazione, in solitaria, del Cenacolo di Leonardo. 10alle5 Quotidiana lo ha cercato per fare il punto su Milano, nella seconda conservazione sull’argomento dopo quella con Maurizio Lupi. Del Debbio è periodicamente riproposto dai giornali come possibile candidato Sindaco, lui non smentisce neanche. Lascia cadere la cosa, abituato al teatrino della politica, e insieme da esso distaccato.

Qual è secondo lei l’urgenza più grande che hanno i cittadini milanesi in questa fase?

Paolo Del Debbio: Sono le periferie. Tutte le città, ha ragione Renzo Piano, si rigenerano a partire dalle zone meno centrali. Per almeno due motivi. Il primo: occupano la maggior parte del territorio comunale, hanno ancora spazi per insediare delle funzioni innovative, alternative e diverse da quelle normalmente basate nei centri delle città. E in secondo luogo, perché dal punto di vista della demografia ci abitano la maggior parte dei cittadini. Anche per Milano vale questo. Ed è ovvio che si tratta anche di un’enorme questione sociale e politica: Milano è riducibile solo alla sua ZTL, come si dice? Oppure è anche, e vorrei dire, soprattutto costituita dalle sue zone periferiche? E la popolazione che abita quelle zone, quanto è rappresentata dalla politica? Questo è il grande tema, anche del dopo pandemia. Vincerà chi saprà interpretare la Milano del futuro e la Milano del futuro passa dalle periferie.

Milano è sempre stata una città all’avanguardia dello sviluppo del Paese. In questo periodo sembra quasi che il suo modello di sviluppo sia in crisi. Come si esce da questa impasse?

Del Debbio: Adesso che la campagna vaccinale sembra avere preso il verso giusto, secondo me la città dimostrerà a tutti che il suo modello è ancora vincente. Ripartirà con grande energia, non c’è niente di strutturalmente danneggiato, secondo me. Certo la ferita della pandemia è profonda ed è stata inferta in modo più drammatico qui. Non penso solo ai morti ma anche alle file di nuovi poveri viste di fronte alla sede di Pane Quotidiano, nonostante qualche strumento d’intervento messo a punto dal Governo. Abbiamo ancora lasciato troppo soli coloro che erano rimasti indietro. Ma la ferita rimarginerà e in fretta. Milano è come una molla pronta a scattare, basta liberarla e parte.

In che cosa lei pensa che Milano possa essere ancora la capitale morale del Paese?

Del Debbio: Tanto sono fiducioso sul fronte della produttività e della creatività, tanto sono pessimista sulla capacità della Milano di oggi di mettere in circolo idee e visioni. La “Milano vicino all’Europa” oggi scarseggia di vero dibattito. Quando sono arrivato a Milano, lo dico da studioso ma anche da uomo appassionato alla vita pubblica, c’erano la Casa della Cultura, comunista, Politeia, messa in piedi dai socialisti, il laboratorio della Cattolica e i vari pensatoi della Dc dei Marcora e dei Bassetti. Oggi vedo poco, pochissimo su questo campo. Milano aveva, come retroterra del suo attivismo economico, un fermento di solido pensiero. Una capitale istituzionale, in un momento, e penso al Recovery Plan, dov’è in ballo l’intervento pubblico in economia, avrebbe bisogno di questa visione di fondo. Milano ne ha il diritto. E chiunque si impegni nella corsa a fare il Sindaco lo dove tenere presente.

Qual è la prima riforma concreta di cui i milanesi e la città hanno bisogno?

Del Debbio: Un piano di risanamento delle periferie, non in senso pietistico o solo solidaristico, per insediare in quei quartieri delle funzioni stabili, anche internazionali, che dovranno essere svolte da Milano nel prossimo futuro.

La macchina amministrativa comunale, lei ritiene, funzioni bene? 

Del Debbio: Secondo me la macchina amministrativa del Comune è una delle migliori d’Italia, se non la migliore in assoluto. Come dicevo, ci vogliono delle idee. Idee ambiziose e di visione del futuro. Così Milano riparte davvero. Non solo sa resistere alle difficoltà, come ha fatto finora, ma può avere un nuovo inizio.

 

A cura di Alessandro Banfi