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Intervista a Cerri, Anteo: “Il cinema è una risorsa per rilanciare Milano”

Intervista a Cerri, Anteo: “Il cinema è una risorsa per rilanciare Milano”

03 Giugno 2021- L'Intervista di Alessandro Banfi a Lionello Cerri

 

Lionello Cerri è un produttore cinematografico ma anche il fondatore e l’amministratore delegato di Anteo Spazio cinema, una realtà importante nel mondo dello spettacolo e in genere della cultura a Milano e in Italia. I cinema e i teatri in Italia sono rimasti chiusi dal 25 ottobre del 2020 al 25 aprile del 2021. Sei mesi di serrata completa. Più di un mese fa, alla prima riapertura, 10alle5 Quotidiana ne aveva parlato con Francesco Rutelli. Oggi con Cerri cerchiamo di capire com’è la situazione delle sale adesso e quali sono le prospettive dopo questo “annus horribilis” di divieti dovuti alla pandemia. Con lo sguardo rivolto anche al futuro di Milano e alle prospettive di ripresa e di ripartenza della cultura in città.

Proviamo a tracciare un bilancio di quello che è successo…

Lionello Cerri: In quanto esercenti delle sale ma anche in quanto produttori abbiamo sempre cercato di tenere vivo il dialogo con le istituzioni sia locali che nazionali. Con grande senso di responsabilità abbiamo applicato le regole restrittive già alla fine della prima ondata. Faccio notare che dalla prima riapertura fino al 25 ottobre abbiamo avuto 5 milioni di spettatori, c’era una grande voglia di tornare nelle sale da parte del pubblico. E aggiungo anche che, tracciando per quindici giorni tutti i nostri clienti, non abbiamo avuto neanche un contagio a livello nazionale. Questa è la dimostrazione che una volta messo in campo un protocollo giustamente rigido (mascherine, distanziamento, sanificazione), le nostre sale erano molto molto sicure. Una sicurezza maggiore di quella garantita in altri luoghi, come bar e ristoranti, dove si deve obbligatoriamente togliere la mascherina per consumare.

I consumi culturali hanno un ruolo fondamentale, soprattutto in un periodo di dolore e di crisi…

Cerri: La cultura ha un ruolo sociale decisivo, lo si è visto anche proprio quando è venuta a mancare, come in questi mesi di chiusura forzata.

Com’è andata l’attività on line sul sito dell’Anteo?

Cerri: Insieme ad altri colleghi, abbiamo creato questa piattaforma che si chiama “Io resto in sala” ed è stata l’occasione per rapportarci al nostro pubblico, anche durante il lockdown. Offrendo la possibilità di acquistare i biglietti alle nostre casse e vedere i nostri film, pur restando a casa, usando l’on line. È un’attività che continueremo a fare, anche se i numeri non sono popolari, per completare la nostra offerta. È qualcosa che resterà sicuramente dell’esperienza difficile che abbiamo vissuto.

Passato poco più di un mese dalla riapertura del 25 aprile, che bilancio provvisorio possiamo stilare?

Cerri: Noi ci siamo fatti trovare pronti. Al 25 aprile hanno riaperto 107 schermi a livello nazionale, 37 di quegli schemi erano nostri. Oggi siamo a 2.300 schermi sui 3.500 a regime su tutto il territorio italiano. Teniamo anche presente che, tra mille difficoltà, c’è anche una quantità relativa di prodotto da proporre al pubblico, soprattutto si trattava di film nazionali, europei o indipendenti, di qualità. Eppure, abbiamo percepito una gran voglia di tornare sui luoghi di svago da parte del pubblico. Pur in assenza dei grandi blockbuster americani (il primo è arrivato una settimana fa con la “Crudelia” di Emma Stone). Palazzo del Cinema Anteo a Milano è stato fino alla scorsa settimana il primo locale in tutta Itali, dal punto di vista delle presenze. Un esempio? Nella giornata del primo maggio su una capienza totale di 2000, abbiamo venduto biglietti per 1800 posti.

E tuttavia la crisi economica è stata inevitabile per il vostro settore…

Cerri: Il conto economico è deficitario. Palazzo del Cinema Anteo è al 60 per cento dei volumi d’affari del maggio 2019, ma altri nostri locali sono molto più sotto, fino ad arrivare al 20 per cento. Abbiamo avuto sei mesi di cassa integrazione per le persone che lavorano con noi, riaprire era importante sia dal punto di vista umano, sia da quello sociale. E i cosiddetti ristori rischiano di non bastare. Anche perché con Governo, Regioni e Comuni dobbiamo ripensare al nostro mestiere, al nostro modo di concepire l’offerta ai cittadini. Dobbiamo sfruttare questa crisi e ribaltarla in senso positivo a favore nostro e del pubblico che ci segue. Ripensare alle sale dove proporre anche grandi eventi sportivi, concerti di musica, e anche le grandi serie, che oggi vanno solo sulle piattaforme.

Come riparte la Milano della cultura? Fra pochi mesi ci saranno le elezioni amministrative e questa sfida andrà percorsa con Beppe Sala… O con chi sarà il nuovo sindaco…

Cerri: Vedo una Milano che riparte decisa sul piano del lavoro e della crescita, certo, ma in una versione eco-compatibile, verde, con cultura e spettacolo in primo piano. Non dimenticando l’accoglienza per chi arriva e l’attenzione ai più fragili. Il progetto di Sala anche per il futuro va in questa direzione e quindi spero che possa portarlo avanti. Abbiamo vissuto anni efficaci, non dobbiamo smettere di guardare alla cultura come un elemento che migliora la vita ai cittadini.

 

A cura di Alessandro Banfi