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Parla di Montigny: “Milano deve partire e io sto studiando”

Parla di Montigny: “Milano deve partire e io sto studiando”

17 Giugno 2021- L'Intervista di Alessandro Banfi a Oscar di Montigny

 

“Mi danno tutti, ma proprio tutti, lo stesso consiglio: lascia perdere”. Oscar di Montigny, Chief Innovation, Sustainability and Value Strategy Officer di Banca Mediolanum scherza, ma neanche tanto, sulla sua possibile candidatura a sindaco di Milano per il centro destra. di Montigny non è un politico di professione. È un esperto di marketing, comunicazione e innovazione, con una visione non banale della realtà. Sicuramente è un candidato civico, nel senso che viene dal mondo delle aziende, non dalla politica. Ma è un manager che ha avuto idee “politiche” come la sostenibilità, quando il concetto non era affatto di moda e non c’era ancora nelle cartelline dei capi di Stato e nei programmi di Governo. Insomma uno che ha idee, sa studiare il futuro, pensa in grande. Padre di cinque figli, dà l’impressione di rompere sempre gli schemi consolidati di ragionamento. Ed oggettivamente ha il profumo della novità. 10alle5 Quotidiana lo ha intervistato su Milano e il suo futuro.

Milano, al di là delle scelte sulle candidature, è immersa nell’incertezza dopo la pandemia? Come fa a ripartire?

Oscar di Montigny: Milano deve partire. Non ripartire. Sono due cose diverse: partire è necessario, ripartire ha poco senso. Nel senso che se restiamo fissati sul ritorno alla normalità, quella di una volta, già sbagliamo. La questione è una nuova normalità, tutta da conquistare. Il modo di essere, di pensare, di organizzare non può essere legato al passato. Il futuro è Elon Musk che va su Marte e fa atterrare i razzi da dove sono partiti. L’Expo di Milano è stata la fine di una narrativa, per carità momento eccezionale ma diciamo molto tradizionale. Probabilmente Dubai sarà un’Expo proiettata sul futuro. Milano non deve guardare indietro. In questo senso anche quella che sembra un’incertezza sulle candidature di Roma o di Milano ci ricorda che c’è una questione: come sta cambiando la politica? Come guardano gli italiani oggi alla politica? Le dicevo all’inizio: dal vicino di casa ai figli, ai colleghi sono tutti d’accordo. È un elenco che si ripete: non farlo perché guadagnerai pochissimo. Comprometterai la tua reputazione. Sarai schiavo dei partiti. Non avrai garanzie… Chiunque ha fatto l’elenco perfetto delle criticità con me in questi giorni. Che cosa deciderò? Oggi è difficile dirlo: che sia una sfida a questo punto rischiosa ma stimolante è evidente. La vera riserva che tuttora devo sciogliere è proprio a questo livello.

Ci sono tante speranze ma è un momento ancora molto confuso… 

di Montigny: È un momento di transizione. Dunque molto faticoso, perché la politica non appare più sufficiente a rispondere alle nuove istanze. E chi si è preparato a prendere nuovi impegni fa fatica a farsi trovare pronto e adatto. Le certezze in questi momenti sono due: il vecchio non va più bene e il nuovo ancora non esiste nella sua compiutezza. In bocca al lupo a chi ci si mette.

Che cosa deve fare Milano per essere di nuovo la città all’avanguardia dello sviluppo del Paese?

di Montigny: Vedo tre cose: innovazione, sostenibilità e affermazione della centralità dell’essere umano, all’interno di qualunque progetto o programma. Innovazione perché dobbiamo entrare nel futuro. Il tempo della sosta ti fa regredire. Lo dice bene Lewis Carroll in Alice nel paese delle meraviglie: per restare nel presente devi correre veloce, altrimenti se stai fermo, vai indietro. Come sulle scale mobili. Sostenibilità non è solo ambiente, anche se ne è l’istanza certo più urgente. Sostenibilità, come dice l’Onu nel fissarne gli obiettivi, significa anche accesso all’acqua, parità di genere, diritto alle cure mediche, educazione, città e quartieri evoluti. Una volta quando pensavamo ad esempio l’accesso al cibo, ci venivamo in mente i bambini dell’Africa. Oggi ci sono anche le file a Pane Quotidiano, qui a Milano. Inutile sottolineare come sia cruciale oggi il tema della salute. Non sono problemi lontani da noi. La mia storia professionale dimostra che mi sono occupato di sostenibilità in tempi non sospetti, da almeno quindici anni.

Qual è la prima riforma concreta di cui i milanesi e la città hanno bisogno?

di Montigny: Sarei presuntuoso se pretendessi di avere una risposta a questa domanda. Potrei darti la risposta del Manuale 1 delle Giovani Marmotte del bravo candidato sindaco. Oppure una supercazzola, come dicevano quelli di Amici mieiLa mia vera riposta è: devo studiare. Devo mettere le mie conoscenze e i miei talenti, a patto di avere quelli giusti, al servizio della collettività. Studiare i problemi, i casi migliori al mondo sia nei fallimenti che nei successi, le criticità e le possibili soluzioni. E poi scrivere un programma per Milano che abbia senso. E quando dico avere senso penso a due dimensioni da tenere presenti: la soddisfazione dei bisogni e il perseguimento delle aspirazioni.

Lei ha conquistato la fiducia dell’ex sindaco Gabriele Albertini, che ha definito le sue idee “magnifiche utopie”. Ha spiegato al Corriere che con lei farebbe volentieri il vice sindaco.

di Montigny: Ci siamo conosciuti a distanza in epoca di lockdown. Albertini è una persona interessante, di grande profondità e intelligenza. Mi verrebbe da dire che per ora è un’amicizia epistolare. Sono quelle occasioni che capitano nella vita, ti vengono incontro. Quando ci siamo conosciuti non immaginavo minimamente il nostro possibile sodalizio per Milano. Ci stiamo dimostrando reciproca stima con Albertini e ne sono contento. Ma per ora ascolto, osservo, aspetto.

 

A cura di Alessandro Banfi