Davide Rampello è un grande direttore artistico e un grande milanese, oltrechè regista televisivo. Fra le tante cose fatte, è stato presidente della Triennale di Milano per ben 8 anni, poi ha curato il Padiglione Zero all’Expo 2015 di Milano.

Parla Davide Rampello: “La Milano dei grattacieli ha un primato da non disperdere”

Parla Davide Rampello: “La Milano dei grattacieli ha un primato da non disperdere”

2 Settembre 2021- L'Intervista di Alessandro Banfi a Davide Rampello

Davide Rampello è un grande direttore artistico e un grande milanese, oltreché regista televisivo. Fra le tante cose fatte, è stato presidente della Triennale di Milano per ben 8 anni, poi ha curato il Padiglione Zero all’Expo 2015 di Milano. Oggi è alla vigilia dell’inaugurazione di un’altra Expo, quella di Dubai (apre il primo ottobre). Dove ha ideato un altro importante e storico Padiglione: il Padiglione Italia. 10alle5 Quotidiana lo ha raggiunto mentre sta girando la sua rubrica sulle bellezze e sui paesaggi d’Italia per Striscia la notizia. Con lui abbiamo cercato di ragionare sulla Milano dei grattacieli, dopo il tragico episodio dell’incendio in via Antonini. L’idea di Rampello è semplice e insieme profonda: Milano ha un primato, anche nei suoi grattacieli, che non può essere disperso e dimenticato. O svenduto per una qualche avidità speculativa.

 

L’inchiesta penale e i vari periti cercheranno di capire che cosa è successo davvero al grattacielo di via Antonini, distrutto in poche ore da un terribile incendio. Sicuramente possiamo dire che Milano è caduta questa volta, proprio su un terreno quello dell’eccellenza urbanistica e architettonica, che pure non è venuto meno negli ultimi anni…

Davide Rampello: Il tema è quello di tenere sempre acceso il dibattito della città. Lo dico perché è quello che ho vissuto come Presidente della Triennale. Se si interrompe questo filo di discussione, di riflessione, allora quando accadono fatti negativi (ma vale anche per quelli positivi), si rischia il vuoto. Detto questo, è evidente a tutti che quella zona è stata valorizzata e fatta rinascere dall’intuizione di Prada. Dobbiamo partire da qui: l’idea di fare lì la Fondazione è un’idea di molti anni fa, precedente anche all’Expo. Un’idea geniale che ha “mosso” positivamente la città. Mi faccia ricordare qui l’amico e grandissimo critico Germano Celant, scomparso recentemente, portato via dalla pandemia, perché fu uno dei primissimi a capire che la Fondazione Prada cambiava la visione di Milano. È una Fondazione che concentra l’eccellenza di moda, arte, design con un grande impatto urbanistico. Ovvio che il grattacielo di via Antonini sia sorto come uno spin off speculativo in quell’area.

 

La Milano dei grattacieli resta un’eccellenza…

Rampello: Certo! È un po’ questo il punto. Ci sono i nuovi edifici di Porta Nuova, alla Ex Varesine, ma anche la Torre Velasca, ora in ristrutturazione. Il Grattacielo Pirelli di Giò Ponti che resta un gioiello unico. E poi la nuova zona di City Life dove sono intervenuti i più grandi architetti del mondo. Difficile trovare un’altra città con questa vitalità e con questa grande qualità di interventi. Non possiamo essere poco consapevoli di questo primato assoluto.

 

Non è un exploit solo degli ultimi anni?

Rampello: Direi proprio di no. Milano è un repertorio di architettura, design, progetto urbano a cielo aperto. C’è un bellissimo libro della Taschen Gli ingressi di Milano dove sono illustrati e descritti gli androni della città. Ecco, gli androni fine Ottocento -primo Novecento sono un esempio stupendo del legame fra l’architettura e le arti applicate. Un’espressione dell’alta qualità diffusa nell’architettura di Milano. Se ci pensa, è anche la cultura del progetto: il design e la moda. La nostra città è un capitale mondiale in questo campo. Pensiamo anche a quanti studenti universitari vengono a Milano per la loro formazione. Che cosa li attira, se non questo carattere particolare? Dove altro possono imparare la cultura progettuale? Oggi a Milano abbiamo 220 mila studenti universitari su una città di un milione e 300 mila abitanti.

 

In questi giorni apre, anzi riapre dopo la pandemia, un Supersalone del Mobile…

Rampello: Ecco un altro esempio di questa profonda identità culturale che non ha eguali nel mondo. Una cultura che è un riferimento globale, ormai. Ma oltre agli studenti, penso anche alla quantità di soggetti e attività editoriali unici nel mondo. Quale altra città può vantare tante case editrici, emittenti televisive e radiofoniche, quotidiani? La ricchezza di Milano, al di là della finanza e del business, sta dentro questa storia che è in primo luogo bellezza e cultura. Dai tempi di sant’Ambrogio e sant’Agostino, passando per Leonardo. Prima ancora Milano è stata la capitale dell’Impero romano d’Occidente. La visione urbanistica è organizzazione e rappresentazione del fare della città.

 

Anche in vista delle prossime elezioni amministrative, lei dice che il dibattito non può dimenticare questa grande ricchezza, peculiare della città.

Rampello: Sento dire che il tema è il verde, la sostenibilità, la smart city tutte cose giuste. Ma invece secondo me la questione davvero centrale è capire le anime profonde della città. E farle dialogare. Dicevo prima degli studenti universitari, il campus del Politecnico ideato da Renzo Piano ha un valore simbolico forte. Così come trasformare la zona dell’Expo 2015, cui mi vanto di aver contributo con il Padiglione Zero, in Technopole, con lo straordinario progetto che coinvolge l’Ospedale Galeazzi e la Statale.

 

Si dice: Milano, la città intelligente…

Rampello: Non vorrei fosse lo slogan di una nuova ideologia. A me interessa che Milano non dimentichi la sua anima. Vuole un esempio? Il Refettorio ambrosiano che abbiamo realizzato per la Caritas. I più grandi artisti e architetti contemporanei che ho coinvolto, la maggior parte ha lavorato gratuitamente, in nome di un principio, anche qui, semplice e profondo: creare un luogo di solidarietà e di bellezza. La Milano dal cuore in mano fa le cose per bene e fa le cose belle.

A cura di Alessandro Banfi