lockdown

Basta lockdown!

Basta lockdown!

10 Maggio 2021 - L'editoriale di Giuseppe Scognamiglio pubblicato sul numero di maggio/giugno della rivista di geopolitica Eastwest

Dopo 14 mesi di pandemia, questi i numeri che ci impressionano: 150 milioni di infettati nel mondo da inizio pandemia, di cui il 98% guariti, 3 milioni e 120mila decessi. E questi i numeri che ci danno speranza di essere vicini alla fine dell’emergenza, almeno della sua fase più acuta: più di 1 miliardo di vaccinati (su un totale di quasi 7 miliardi di persone sulla terra), Stati Uniti, UK e Israele che stanno beneficiando prima e più di altri di una intensa e proficua campagna vaccinale, con numeri dei contagi bassissimi e che quindi possono sperimentare anche un cauto ritorno alla normalità.

Cosa sta succedendo invece in Europa? La nostra ansiogena attenzione alla sicurezza dei farmaci ci ha fatto ritardare di almeno un mese i tempi della campagna vaccinale, unitamente a una altrettanto tradizionale ossessione per la ricerca delle migliori condizioni di accesso al prodotto più ambito: il vaccino, che abbiamo immaginato di pagare poco, su istruzione dei singoli Stati membri Ue, forti di accordi da rispettare, che però non ci hanno impedito di restare indietro nelle forniture, rispetto ai Paesi anglo-americani, che avevano invece puntato sull’acquisto a qualsiasi costo, trattandosi di un bene scarso e comunque non particolarmente caro.

Oggi, comunque, l’Unione europea è terza per numero di vaccinati (145 milioni), dopo Usa e Cina. Ha dunque forse senso poterci avviare anche noi a un prudente (ma non indefinito) processo di riaperture, che consenta di rimettere in moto la macchina economica e quella sociale, per evitare danni irreparabili, non solo alle aziende, ma anche agli individui, ormai stremati da seconde e terze ondate (o da annunci di varianti in arrivo)? L’erogazione giornaliera di vaccini sta aumentando, avvicinandosi progressivamente ai numeri d’oltreoceano.

Ma non abbiamo più tempo, non possiamo aspettare zero decessi. Bisogna inventarsi qualcosa. Anche perché, se andiamo a esaminare le diverse ricette, dopo ormai 14 mesi, non ci sono argomentazioni decisive a favore di un lockdown prolungato, pur in assenza di ricette miracolistiche: la Repubblica Ceca è il Paese in Europa che ha il più alto tasso di decessi per mille abitanti (2,42), eppure è in lockdown da ottobre. Così come la Svezia, pur avendo le percentuali di contagio tra le più alte nella Ue, ha un numero bassissimo di decessi (0,008 per mille abitanti), che non aumentano grazie ai vaccini. Se paragoniamo Milano (in lockdown prolungato) a Madrid (semi-aperta da sempre) negli ultimi sei mesi, Milano ha avuto la media di 6.200 positivi ogni 100mila abitanti, Madrid qualcuno meno, 5.800. Maggiore il vantaggio della capitale spagnola sui decessi: in Lombardia sono stati 136 ogni 100mila abitanti, a Madrid 98. E fatemi sottolineare che a Madrid, cinema e teatri non hanno chiuso mai!

Tra le tante proposte sul tavolo, quella di un green pass europeo, o passaporto vaccinale: ci sembra la proposta più valida per gestire la transizione di questi mesi verso l’immunità di gregge. Consentire ad esempio ai 20 milioni di vaccinati in Italia (ai quali andrebbero aggiunti i 5 milioni di guariti), da domani, la mobilità e la partecipazione a tante attività socio-economiche (teatri, cinema, ristoranti, viaggi, eventi sportivi) costituirebbe un’iniezione di grande fiducia per una visione di ritorno al mondo pre-Covid. E non ci convincono le obiezioni di chi si preoccupa delle possibili violazioni della privacy o delle pari opportunità violate. Sono 14 mesi che siamo privati di diritti umani fondamentali, come il diritto alla libera circolazione e al lavoro, solo per fare due esempi clamorosi. E nessuno contesta la necessità di tali gravi limitazioni.

 

Di Giuseppe Scognamiglio