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Coronavirus – I dati statistici che danno speranza

In questi giorni è come se tutti fossero in attesa di buone notizie, assolutamente comprensibile date le circostanze, e a sollevare un poco i nostri spiriti arrivano i dati statistici. Un articolo di Fanpage.it riporta un’interessante intervista a Giovanni Bocchi, giovane scienziato con un dottorato in fisica nucleare, che ha messo al servizio della popolazione la sua ricerca statistica. In particolare, Bocchi ha realizzato un modello statistico e matematico per rappresentare i dati del bollettino della Protezione Civile in merito a contagi, decessi e guarigioni da Covid-19. Il suo obiettivo? Fare chiarezza e rendere più comprensibili e alla portata di tutti gli agghiaccianti dati che da diverse settimane fanno da oscuro sfondo alle nostre giornate. In questo articolo vogliamo riassumervi la ricerca di Bocchi, in modo sintetico e semplificato.

Lungi dal voler dare false speranze alla popolazione, Bocchi ammette che il suo modello sta rilevando una leggera tendenza al miglioramento rispetto ai giorni scorsi: la crescita, in termini di contagio e decessi, fino a qualche giorno fa è stata esponenziale, quindi crescente, ma negli ultimi quattro giorni si sta rilevando una situazione diversa, più contenuta, più stabile. Sicuramente una buona notizia che però ancora non ci permette di vedere la famosa “luce in fondo al tunnel”. Purtroppo la matematica e la statistica non possono ancora prevedere il futuro, se non quello immediato, e questo non ci permette di sapere nel concreto cosa succederà nei prossimi giorni, non ci permette di stimare quando sarà il tanto temuto, quanto atteso, picco di infetti e decessi. Temuto perché vuol dire raggiungere un numero elevatissimo di contagi, ma atteso perché segnerà un punto di fondamentale importanza che decreterà l’avvio del miglioramento.

Ma cosa ci dimostrano i dati rilevati in questi giorni? Momentaneamente questa stabilità potrebbe farci rivalutare le misure restrittive di questi giorni, soprattutto se la situazione si mantenesse stabile, se invece dovessimo incorrere in un peggioramento, con un ulteriore aumento dei contagi, allora qualcosa sarà andato storto. Queste sono le motivazioni che dovrebbero spingere tutti a rispettare le regole, a rimanere in casa e a uscire solo per necessità. Non si tratta di un ulteriore appello alla coscienza collettiva, ma i dati parlano e parlano chiaro e sono evidentemente suscettibili alle decisioni personali di ognuno di noi. Un comportamento corretto e assennato da i suoi frutti, anche se limitati e forse ancora poco visibili o apprezzabili. Stiamo a casa per noi stessi, per gli altri, per tutti quelli che stanno soffrendo all’interno delle rianimazioni di tutta Italia, per i medici e tutti gli operatori sanitari e pubblici che quotidianamente rischiano la propria salute per salvare la vita altrui.