del corno

CULTURA A MILANO. LA RESA DELLA POLITICA

By Bruce Wayne
Intervista a Del Corno. Il Castello chiude alle 16.30 ? "E' giusto"

La nostra passione per l'offerta culturale è nota e la nostra curiosità per capire se e come la cultura possa farsi impresa è altrettanto nota. Abbiamo allora voluto intervistare l'assessore alla Cultura del Comune di Milano per capire la politica culturale della città e le scelte strategiche, soprattutto a fronte di alcuni fatti accaduti e riportati in primis dal nostro giornale che ci parevano allarmanti.

In particolare, ci pareva assurdo che in una città come Milano, nell'anno di Leonardo, il Castello potesse chiudere alle 16.30, fatto ritenuto normale e giusto dall'assessore per una non meglio precisata esigenza di personale e conservazione delle opere, non vogliamo allora immaginare quali danni immensi hanno quei musei (vedi Brera per esempio) che fanno orari prolungati e anche notturni. Oppure che dopo aver cercato di cambiare il sistema di biglietteria e gestione dei musei civici, con una sentenza il TAR potesse annullare il lavoro fatto dal Comune, basando la sua decisione su due fatti ancora più sorprendenti, che l'assessore di fatto ammette, il primo è che la decisione del TAR si basa su di un precedente disposizione del Consiglio di Stato (fatto quindi che doveva essere noto agli uffici dell'assessorato che hanno seguito l'aggiudicazione) e secondo, che la ragione della revoca è dovuta al fatto che i lavoratori erano sottopagati e l'assessorato, che da un indirizzo politico alle gare, non aveva previsto alcun parametro stringente in tal senso nel bando. Altro fatto che ci lasciava perplessi era l'ennesima proroga alla gestione dei servizi di visita guidata all'interno del Castello Sforzesco all'operatore che sotto varie forme è lì da 20 anni. Tutto normale.

A tutto questo, e molto altro, l'assessore, con grande coraggio, ha dato la sua visione nella seguente intervista rilasciata a 10alle5. Non possiamo però nascondere quanto le risposte siano tecniche e formali. Un quadretto rassicurante, che quasi vuole dimostrare più la correttezza dell'operato, mai messa in dubbio, che non la visione strategica; la cultura deve far sognare e battere i cuori, non può fermarsi a norme e regole e ad un linguaggio politicamente corretto. Milano si salva perché ci sono privati che ci credono, che investono e che non si aspettano nulla dalla pubblica amministrazione. Speriamo però ci siano sempre e solo privati illuminati, perché se scomparissero questi, sarebbe buio totale.

 

1) Milano si sta dando uno standing sempre più internazionale. A livello culturale, tolta l'opera dei privati, quali sono state secondo lei le operazioni che l'amministrazione ha messo in campo per facilitare il raggiungimento di questo obiettivo? 

Nel 2013 abbiamo dato avvio a un vero e proprio piano strategico per lo sviluppo qualitativo e quantitativo dell'offerta culturale cittadina: uno strumento cruciale per l'attuazione del piano è stato il patto pubblico/privato, che ha attribuito all'Amministrazione Comunale una funzione di cabina di regia per coordinare e facilitare la crescita culturale della comunità cittadina. I risultati sono evidenti e monitorati attraverso misuratori imparziali e oggettivi, come l'European Creative Cities Monitor, rilasciato dalla Comunità Europea, che è arrivato a collocare Milano tra le prime cinque città europee per vivacità e ricchezza della produzione culturale, insieme a capitali come Parigi, Londra, Berlino. L'Amministrazione ha agito in questi anni su tre livelli: 1) infrastrutture, dotando la città di spazi per la cultura caratterizzati da grande innovazione progettuale e gestionale (a puro titolo di esempio MuDeC, Teatro Bruno Munari, BASE) 2) programmazione, con la creazione e lo sviluppo di formati urbani inediti e straordinariamente attrattivi (Book/Piano/Museo City, Art/Photo/Movie/Music Week, Prima Diffusa, Expoincittà, MilanoLeonardo500) 3) reputazione, portando Milano finalmente ad essere presente e protagonista nei grandi network internazionali da cui era completamente assente (UNESCO Creative Cities, WCCF-World Cities Culture Forum)

 

2) L'ultima grande operazione artistica, voluta e realizzata dalla amministrazione comunale, che è stata in grado di creare un vero dibattito è stata l'installazione di Cattelan in piazza Affari. Ed erano tempi in cui Milano non se la passava proprio bene, diciamo.  Come mai la Milano di oggi non è stata in grado di realizzare e sostenere operazioni analoghe a quelle del Dito? 

L'opera L.O.V.E. di Maurizio Cattelan ha rappresentato un caso del tutto estemporaneo, slegato da una prospettiva strategica di azione nel campo dell'arte pubblica. La nostra amministrazione ha svolto e continua a svolgere invece un progetto coerente e sistemico per l'arte pubblica, con la realizzazione di importanti opere iconiche dei più significativi artisti contemporanei italiani (Pistoletto in piazza Duca d'Aosta e Isgrò alla Triennale), la restituzione alla città di opere pubbliche dei grandi maestri del Novecento (Ramous a San Siro, Burri al Parco Sempione) e la realizzazione di uno dei più grandi parchi di arte pubblica al mondo, tuttora in corso di attuazione, con il concorso dei più importanti artisti della scena internazionale (ArtLine a City Life). Tutte le tappe del progetto hanno generato dibattito pubblico, con le inevitabili polemiche connesse a questo genere di operazioni (Burri, Pistoletto), ma il dibattito stesso è stato finalmente portato sui binari di un confronto reale su esigenze e prospettive della presenza dell'arte contemporanea negli spazi urbani pubblici.

 

NDR: Proprio in questi giorni, le assicurazioni Generali mettono una grande immagine di Cattelan sul loro nuovo palazzo a City Life.

 

3) Il Castello quest'anno è stato interessato dalla riapertura della Sala delle Asse, che ha riscosso enorme successo. Questa riapertura ha comportato anche un raddoppio del costo del biglietto, eppure l'ultimo ingresso è previsto alle 16.30, a Milano, nel 2019, nell'anno di Leonardo. E' l'orario adeguato? E che visione c'è dietro questa modalità di gestione?

I Musei del Castello Sforzesco hanno orari di apertura compatibili con le esigenze conservative delle opere custodite e con le effettive disponibilità del personale di servizio alle sale: l'eccezionalità delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo hanno portato, nel corso del 2019, all'estensione dell'orario di apertura nella giornata di sabato. Come in altri grandi musei del mondo, cito ad esempio il British Museum di Londra, la delicatezza delle opere custodite richiede un'attenzione specifica nel coniugare le esigenze di accessibilità delle collezioni al pieno rispetto di tutte le prassi necessarie per la tutela e la conservazione delle opere stesse.

 

4)  Sempre in tema Castello, qualche mese fa, in un'intervista, aveva dichiarato che avrebbe avviato un confronto pubblico per raccogliere nuove proposte per un miglioramento dell'offerta. Come è andato? 

Abbiamo deciso di connettere il tema dell'offerta al Castello con la più ampia visione sui distretti museali che stiamo promuovendo grazie a un'attività di ricerca in partnership con Fondazione Cariplo, Università Bocconi, Fondazione Scuola Beni Attività Culturali. La prima iniziativa di dibattito pubblico ha avuto luogo a Palazzo Morando il 2 novembre, dove abbiamo potuto raccontare l'idea dei quattro distretti: una piazza per l'arte (Piazza Duomo), un giardino per le scienze e la natura (Giardini Montanelli), una fabbrica per le società (Ansaldo), un parco per la storia (Parco Sempione). In questa prospettiva il Castello può davvero rappresentare il centro di un distretto, il luogo dove comprendere la storia di Milano e le sue relazioni con quella di tutto il mondo; naturalmente il percorso di lavoro sui distretti è solo all'inizio, e si arricchirà dell'apporto di idee e visioni che arriveranno dalla comunità degli studiosi e degli operatori.

 

5)  Sempre nell'intervista sopra citata, annunciava che si sarebbe tornati a gara per i servizi di visita del Castello dopo 20 anni di gestione dei servizi da parte dello stesso operatore.  Come è andata a finire? 

Nell'ottica sopra citata di un inquadramento sistemico dell'offerta museale in una prospettiva distrettuale l'Amministrazione sta lavorando a un capitolato di servizi che connette diversi istituti museali. Al momento quindi al Castello si opera in regime di proroga, come previsto dalla norma.

 

6)  Lei si è politicamente impegnato per affidare, tramite gara, la gestione delle biglietterie dei civici, ad operatori privati. Questa scelta ha richiesto maggiori risorse, ma ha come finalità il miglioramento dell'offerta grazie alle proposte dei privati. Che cosa l'ha colpita in positivo del piano di promozione e gestione che l'affidatario ha presentato e che ritiene possa portare un concreto beneficio ai Civici? 

Come è noto le procedure di evidenza pubblica nella fase di assegnazione seguono un iter di natura squisitamente amministrativa, dove la parte politica è esclusa da valutazioni e scelte. A valle del procedimento si può evidenziare come l'indirizzo politico sia stato quello di aumentare la capacità di lettura statistica e di profilazione delle caratteristiche e soprattutto delle esigenze dell'utenza, al fine di migliorare alcuni aspetti concreti dei servizi connessi all'offerta museale.

 

7) Sempre in tema di affidamento della gestione delle biglietterie dei civici, a meno di un anno dall'avvio del servizio, il TAR ha imposto la revoca della concessione perché l'offerta economica non era adeguata. Dalle notizie che abbiamo, i Suoi uffici erano stati attenzionati sul tema prima dell'affidamento. Come mai in una città come Milano, non si riesce a gestire senza incorrere poi in questi fatti, una gara che alla fine è di un importo molto limitato ma poteva essere di grande valenza politica?

Si tratta di un fatto del tutto naturale: i procedimenti amministrativi possono dare adito a controversie sulle quali è sovrano il giudizio espresso dalle autorità competenti. In alcuni casi si riscontra la legittimità delle contestazioni, in altri è invece l'operato dell'Amministrazione ad essere ritenuto pienamente corretto. Nel caso specifico il TAR ha ritenuto, anche sulla base di una sentenza recente del Consiglio di Stato, che la contestazione mossa dal soggetto ricorrente fosse fondata e si è espresso con una sentenza che l'Amministrazione eseguirà, in base alle proprie ulteriori valutazioni.

 

8) Il forte ribasso, era dovuto all'applicazione di un contratto di lavoro, per i bigliettai, non idoneo e che ha visto l'applicazione di tariffe nette orarie ai lavoratori, prossime ai 5euro l'ora lordi. Al di là dei ricorsi formali, non crede che la remunerazione dei lavoratori, per di più per una giunta di centrosinistra, sarebbe dovuto essere un parametro di valutazione della gara e quindi uno di quegli input politici che spettano all'assessore? E se sì, come mai non lo avete inserito ne avete bloccato l'assegnazione della gara?

I ricorsi non sono mai formali, sono sostanziali. Il procedimento amministrativo ha seguito, nell'autonomia che è garantita dall'ordinamento vigente, una valutazione complessiva di offerta tecnica e offerta economica. Dal punto di vista squisitamente politico la nostra Amministrazione è quella che oggi in Italia interviene, nei limiti previsti dal TUEL, con maggiore energia e attenzione sulla tutela dei diritti dei lavoratori, nell'applicazioni di qualsiasi regime contrattuale.

 

9) Lei ha ribadito più volte che terminata questa esperienza, smetterà di fare politica, dopo meno di 10 anni. Molte delle figure chiave dei musei sono persone avanti negli anni e da moltissimo tempo nella loro posizione. Non crede che bisognerebbe avere, o darsi, un limite al mandato, cosi da facilitare l'ingresso di nuove idee e nuova visione?

I piani sono distinti. Il mio piano è quello politico e deriva, come è sacrosanto, dalle scelte elettorali della comunità cittadina. La mia scelta personale è quella di dedicare alla politica una parte della mia vita, per tornare, alla fine del secondo mandato, alla mia professione di musicista e insegnante. Mi permetto di aggiungere che sarebbe un bene se vi fosse analoga predisposizione all'impegno temporaneo nelle istituzioni politiche da parte di tutti coloro che coltivano passione di cittadinanza attiva.

I dirigenti della Pubblica Amministrazione sono selezionati attraverso le modalità di pubblico concorso, e la progressione delle loro carriere è normata secondo regole precise. I vertici delle istituzioni museali civiche sono dirigenti pubblici; e posso aggiungere che la loro qualità è davvero straordinaria, così come lo è quella dei conservatori dei Musei Civici, sui quali abbiamo deciso in questi anni di investire moltissimo in termini di ampliamento, rafforzamento e stabilizzazione dell'organico. La collaborazione e la condivisione tra direttori e conservatori oggi presente nei nostri Musei assicura una grande freschezza di approcio e un benefico mix tra generazioni diverse, che mescolano proposte e visioni innovative con esperienza e reputazione gestionale.

 

10)  Quale aiuto concreto l'amministrazione sta dando alle aziende profit che investono in cultura su Milano?

Oggi Milano è diventata, in pochi anni, la città italiana più attrattiva per le aziende profit impegnate in cultura, secondo il rapporto Io sono Cultura, rilasciato ogni anno da Symbola - Fondazione per le qualità italiane. Gli ingredienti di questa attrattività sono: semplificazione delle procedure amministrative per la realizzazione di iniziative, facilitazione di procedure di convenzionamento urbanistico per lo sviluppo di funzioni culturali pubbliche, incremento di reputazione istituzionale attraverso l'inclusione di soggetti privati nei grandi formati di diffusione culturale cittadina, sviluppo di relazioni con le più grandi realtà culturali del mondo grazie alla partecipazione di Milano ai più rilevanti network culturali internazionali.

 

11)  Andando al tema periferie. Quando si pensa a grandi operazioni culturali in periferia viene subito in mente Fondazione Prada, Hangar Bicocca, belle operazioni ma che sicuramente non si rivolgono principalmente a chi vive quelle aree. Che cosa sta facendo, di determinante, il suo assessorato per connettere le periferie al centro città?

L'Assessorato alla Cultura è estremamente sensibile e attivo su questo tema. Nel quadro del piano strategico sopra richiamato abbiamo agito e continuiamo ad agire su tre piani: 1) infrastrutturale. Le grandi infrastrutture culturali realizzare o progettate nell'arco del mio mandato hanno tutte luogo al di fuori o in prossimità della cerchia 90/91 (teatro Bruno Munari, MuDeC, nuova Biblioteca Lorenteggio/Giambellino, CASVA) 2) economico. Dal 2014 un capitolo di bilancio dell'Assessorato è a disposizione dei Municipi, con cui è aperto un tavolo permanente di condivisione, per iniziative culturali dei quartieri; dal 2017, anno in cui è stata completata la riforma del sistema dei contributi, un capitolo specifico è destinato ai soggetti che operano per l'inclusione sociale e territoriale, e cioè alla rete associativa presente in forma quotidiana e costante nei quartieri 3) simbolico. Tutte le grandi iniziative promosse dall'Assessorato, da BookCity a Milano Music Week, dalla Prima Diffusa a JazzMi, si svolgono in tutto lo spazio urbano della città, privilegiando i quartieri e i territori più periferici, con una mappatura e una valorizzazione dei luoghi e delle realtà di produzione e offerta culturale che agiscono nelle periferie. Proprio la diffusione e l'accessibilità urbana dell'offerta culturale è uno dei parametri oggettivi misurati dall'European Monitor che fanno oggi di Milano una delle città europee più vivaci e vibranti dal punto di vista culturale.

 

12)  Si era molto impegnato per realizzare uno sportello unico eventi, che consentisse una semplificazione per gli operatori nell'ottenere risposte e istruzioni pratiche.  Da un'indagine che abbiamo svolto, la realtà pare essere ancora molto diversa. Mancano informazioni certe e soprattutto chiare e buona parte del personale non pare adeguatamente formato. Come mai non si riesce ad incidere nel profondo della macchina comunale?

Oggi il SUEV è pienamente attivo, in parte quasi integralmente digitalizzato. Si tratta della più grande innovazione compiuta nei processi amministrativi che riguardano la relazione tra operatori culturali e pubblica amministrazione: i dati oggettivi parlano di una moltiplicazione esponenziale di soggetti abilitati a produrre e promuovere iniziative culturali in città, e di una parallela crescita estremamente significativa di eventi realizzati proprio grazie alla semplificazione delle procedure. Vi sarei molto grato se potessi conoscere in profondità il documento dell'indagine a cui fate riferimento, che a me non è nota, i suoi dati oggettivi, i parametri, la metodologia, e su quale campione è stata condotta, al fine di migliorare ulteriormente un servizio che è oggi apprezzato dalla quasi totalità degli operatori attivi in città, e oggetto di studio e positiva imitazione in moltissime altre amministrazioni pubbliche italiane.