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Tangenti, nuovi indizi per l’inchiesta a Milano: spunta un pizzino

Durante l’inchiesta della Dda sulle tangenti a Milano, il cui focus sono il sistema di corruzione, appalti pilotati e finanziamenti illeciti ai partiti, spunta un pizzino in cui si parla dei 10mila euro versati dalla Ecol Service di Daniele D’Alfonso a Pietro Tatarella per la sua candidatura alle Europee per Forza Italia. L’appunto, che compare fotografato negli atti dell’indagine, è stato trovato lo scorso 7 maggio nel portafogli di Gioacchino Caianiello, l’influente politico azzurro in Lombardia ritenuto dalla Procura il ‘burattinaio’ del sistema.

L’operazione Tatarella, come viene denominata negli atti, pare essere un nuovo capitolo dei finanziamenti illeciti in quanto viene discussa all’Haus Garden Cafè di Gallarate lo scorso 24 aprile, poco più di un paio di settimane prima degli arresti. Come si legge nell’atto: Caianiello parla con Mauro Tolbar, titolare di un’ impresa di consulenze e ritenuto dagli inquirenti uno dei “collettori di tangenti”, e tra l’altro, “si accordano in relazione a un probabile finanziamento illecito della campagna elettorale” di Tatarella. “In particolare Tolbar mostra a Nino dei fogli relativi a una richiesta che quest’ultimo gli aveva avanzato e propone di mantenere le stesse condizioni della precedente operazione”. Nella ricostruzione degli inquirenti – basata sulle intercettazioni – in riferimento ai fogli “uguali” che Tolbar sta mostrando, si precisa che sarebbero “relativi a un incarico evidentemente fittizio, uno di quali dovrà essere formato da un terzo soggetto e riconsegnato a Tolbar, unitamente al codice utile all’emissione della fattura elettronica”.

I due, ora agli arresti, si trovano all’Haus Garden Cafè, parlano di “un probabile finanziamento illecito della campagna elettorale” di Pietro Tatarella, candidato e non eletto alle Europee di domenica scorsa ed ex consigliere comunale azzurro. Tolbar, nel corso della conversazione, “informa Nino che, fino alla fine del mese di giugno, ha ancora ‘spazio’ per elargirgli ulteriori 7.000 euro”. “Io… Nino… – dice Tolbar – se… io…ancora ad oggi fino a fine …fino a giugno ho ancora spazio per sette, che ti serve ancora…7.000…oltre a questi”. In precedenza, nella loro conversazione, i due discutono dell'”operazione Tatarella” alla quale gli investigatori associano il sequestro dell’appunto manoscritto ritrovato nel portafogli di Caianiello il giorno del suo arresto sul quale è riportato “Tata-Ecol euro 10.000 (Europee)”. Proprio Caianiello, attraverso il suo avvocato, Tiberio Massironi, si è difeso affermando: “Ho sempre creduto di muovermi nell’universo lecito della politica, non ho mai preso un soldo”. L’avvocato Massironi ha presentato al Tribunale del Riesame istanza di attenuazione della misura cautelare. L’ex coordinatore provinciale di Forza Italia a Varese, sempre stando a quanto riferito dal legale, sostiene di avere utilizzato tutto il denaro transitato dalle sue mani a beneficio dell’associazione Agorà riconducibile a Forza Italia e dello stesso partito, non trattenendo nulla per sé. “Possono fare tutte le verifiche che vogliono – ha spiegato al suo difensore – ma non troveranno un centesimo trattenuto da me”.

L’avvocato ha dichiarato che Caianiello, agli arresti per associazione a delinquere, corruzione e finanziamento illecito dal 7 maggio scorso, si ritiene “non un ‘burattinaio’ di illeciti, ma uno che ha sempre avuto una capacità politica, che parlava coi vertici di Forza Italia ed era in grado di muovere voti”, malgrado una condanna definitiva per concussione e il fatto che non avesse più ruoli formali nel partito (era stato coordinatore di FI a Varese e per i pm lo era ancora “di fatto”). Caianiello, ha spiegato ancora l’avvocato, ripete in carcere che investigatori e inquirenti, che stanno facendo accertamenti su presunti ‘fondi neri’ nascosti e a lui riconducibili, “non troveranno un solo euro, anche all’estero, oltre ai conti da poche migliaia di euro sequestrati” e sostiene che ciò che ha raccolto in modo lecito “è andato ad Agorà e al partito”.